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giovedì 7 novembre 2013

LA MEDIAZIONE FAMILIARE: VERSO UNA RISTRUTTURAZIONE CONSAPEVOLE DEI LEGAMI.

di Tiziano Borghi, Mediatore Familiare AMEG, Sociologo ANS


«Non esiste un modo di essere e di vivere che sia il
migliore per tutti […] La famiglia di oggi non è né
più né meno perfetta di quella di una volta: è
diversa , perché le circostanze sono diverse».
Émile Durkheim



Seguendo il percorso già tracciato nei paesi anglosassoni molti sociologi italiani
hanno iniziato a formarsi e ad applicare ai diversi contesti tecniche di mediazione
sociale, il lavoro di "mediatore sociale" appare particolarmente congeniale
all'approccio del sociologo, alle caratteristiche della sua formazione, all'utilizzo di
molte tecniche e strumenti sociologici. La sociologia si è da sempre occupata, dei
conflitti, anche se, fino a qualche anno fa, i sociologi hanno "lavorato" sul conflitto
quasi solo in termini astratti. La mediazione sociale, come quella familiare o la
mediazione, in generale, agisce sugli individui o su gruppi di individui che sono
legati tra di loro da una rete di relazioni. La relazione in se stessa, nella sua
trasformazione, nei legami sociali a cui da vita, rappresenta la base del processo
mediativo. La mediazione può essere considerata una strategia d’intervento coerente
con la modalità tipica della società contemporanea di rappresentare il senso e le
forme regolative delle relazioni sociali. Tale processo vede il conflitto come
possibilità costruttiva, se ricondotto a pratiche di negoziazione. La mediazione
familiare che veniva, in passato usata esclusivamente nei casi di separazione e
divorzio, ora viene sempre più utilizzata in tutte le controversie familiari spaziando
dalla mediazione coniugale a quella intergenerazionale, da quella scolastica a quella
penale. L’obiettivo dell’intervento è di aiutare la famiglia a superare un momento di
crisi al fine di trovare soluzioni eque, condivise e valide per tutti i membri della
famiglia. Con la legge sull’ Affidamento Condiviso (Legge 54/06) diventa centrale il
tema della responsabilità genitoriale e quindi l’obiettivo principale del mediatore
è di aiutare i coniugi a raggiungere la competenza comunicativa e relazionale necessaria
per sviluppare accordi validi per la gestione delle responsabilità genitoriali. Lo scopo
della mediazione familiare è anche di consentire ai figli uno sviluppo emotivo e
psichico il più possibile simile a quello di cui avrebbero goduto nella propria
famiglia. I mediati, dopo aver accettato l’altro come interlocutore, devono essere in
grado di vederlo come negoziatore, cioè capaci di trattare in modo egualitario gli
argomenti scelti in mediazione, e come valido co-genitore. Se entrambi i mediati
riescono a cercare insieme soluzioni possibili e condivisibili è più facile che i patti
vengano rispettati e resistano alle difficoltà che si presenteranno in futuro.
La mediazione è un processo limitato nel tempo, con una serie di interventi
focalizzati su obiettivi precisi e orientata in senso pratico: trovare accordi equi e
condivisi su temi importanti che consentano ai mediati di proiettare le loro aspettative
e i loro progetti verso il futuro sia per sé stessi che per i loro figli. Il fatto di separarsi
o divorziare, infatti, non significa necessariamente separarsi dai figli, ci si separa dal
coniuge, dai figli mai.
La decisione degli adulti di separarsi provoca inevitabilmente una serie di
conseguenze sui figli che assistono allo sgretolamento dell’ambiente familiare così
come lo avevano conosciuto fino ad allora, le continue liti, i momenti di tensione
precedenti la separazione e l’improvvisa mancanza di certezze e protezione li
rendono stressati e sconvolti.
In questi momenti la comunicazione tra genitori – figli è molto carente poiché gli
adulti sono molto incentrati su se stessi e sui propri problemi e spesso non sanno
nemmeno come affrontare l’argomento e parlarne loro. La mancanza di
comunicazione e chiarimenti contribuirà alla nascita di fantasie e colpevolizzazioni
che spesso provocano maggiori danni che non una semplice spiegazione. La
mediazione ha potenzialmente un forte effetto nei confronti dei figli che, dalla
diminuzione del conflitto familiare e dalla sicurezza di avere di nuovo entrambi i
genitori come punto di riferimento, vivono un clima più sereno e si trovano in una
situazione migliore per la propria vita futura. Citando William L. Neville:"Il lavoro
del mediatore è quello di aiutare la famiglia sia
individualmente, sia come sistema, a vedere che la crisi e il conflitto non sono la fine
della famiglia stessa, ma solo che essi impongono una sua ristrutturazione e che in
tale ristrutturazione i bisogni di ciascuno verranno ascoltati e considerati e, attraverso
la collaborazione e lo scambio resi possibili dall’ascolto, la famiglia e i suoi beni
possono essere adattati ed eventualmente ridistribuiti in maniera equa”. Il mediatore
ha il compito di assistere le parti sollecitandole alla collaborazione per la risoluzione
dei problemi, grazie al suo aiuto possono riuscire a individuare i bisogni e gli
interessi reali, differenziandoli dalle loro posizioni. Il mediatore diventa uno specchio
che riflette le emozioni dei protagonisti e li aiuta a "oggettivizzare” il conflitto,
cercando di far emergere l’interesse nascosto dietro la posizione di ognuna delle parti,
li aiuta a comprendere reciprocamente questi interessi; ponendosi di fronte ai
confliggenti con lo spirito del ricercatore che osserva, annota, dispone degli strumenti
per comprendere la situazione, e fornisce le parti dei mezzi necessari a ristabilire la
comunicazione interrotta.
Negli ultimi venti anni la famiglia italiana è cambiata, seguendo un andamento del
tutto simile a quello dei paesi dell’Europa occidentale, dove si è arrivati a un livello
di crescita zero e il numero delle famiglie di fatto, dei nuclei monoparentali e delle
famiglie ricostituite è in aumento. Probabilmente questi cambiamenti sono funzionali
al tipo di società che viviamo, ma richiedono inevitabilmente da parte del sistema
familiare un riadattamento dei ruoli genitoriali e delle proprie funzioni. Se i genitori
riescono a riorganizzare i propri ruoli e a mantenere vivo un dialogo adeguato
all’educazione e alla gestione dei propri figli, forse riusciranno a superare la crisi
familiare e a costruire nuove e più soddisfacenti relazioni in un clima familiare più
sereno. La mediazione familiare potrebbe in questo senso rappresentare una valida
alternativa per una ristrutturazione consapevole dei legami familiari in vista di una
ritrovata cooperazione per il bene dei propri figli, perché si rimarrà genitori per
sempre, anche dopo la separazione.

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