Recensione: Barbara Riva, Il New Age fra secolarizzazione e nostalgia Una ricerca sul senso religioso dei giovani, Società Editrice Il Ponte Vecchio, Cesena, 1997.
di Tiziano Borghi
Il fenomeno del New Age nasce in
Gran Bretagna e negli Stati Uniti intorno agli anni sessanta, il fenomeno
interessa, attualmente circa un milione di persone che si interessano di tutte
quelle discipline che sono state catalogate come alternative: medicina
Olistica, Feng Shui, Bioenergetica, Reiki, Arti Marziali ecc. Non avendo dei
punti di riferimento univoci, validi per tutti gli appartenenti al movimento,
il New Age ha rappresentato
fondamentalmente una moda, un ottimo “veicolo” pubblicitario. Attualmente
numerosi studiosi del fenomeno, tra i quali Massimo Introvigne, PierLuigi
Zoccatelli e Maria Immacolata Macioti, tra gli italiani, si interrogano circa
il presunto passaggio da un New Age
ad un Next Age; “…dove
l’accento passa dalla trasformazione planetaria […] alla trasformazione
individuale…”[1]. Il New Age rifiuta, tendenzialmente, ciò che offre il mondo
capitalistico cercando di proporre una visione della realtà più
intimistica, e una più profonda
conoscenza interiore e della spiritualità individuale. Il New Age opera una frattura con la
modernità, dalla quale, però, attinge tutti gli aspetti che ritiene funzionali
alla propria sopravvivenza. La “Cospirazione dell’Acquario” è un movimento che
investe, trasversalmente, la vita di ogni individuo, non è raro sentire parlare
di corsi di autorealizzazione creati appositamente per giovani Manager, o di massaie che frequentano
lezioni di Yoga. Il New Age non
può vantare una Leadership
riconosciuta, proprio in virtù della forma della propria organizzazione che può
essere paragonata a un “Network”,
costituito da movimenti più o meno strutturati, privi “…di quel minimo di
struttura necessaria perché si possa parlare di movimento”[2]. Il
network è costituito da gruppi - piccoli e grandi radicati sul territorio -
d’individui che condividono gli stessi interessi e si riuniscono in seminari,
convegni o semplicemente incontri informali per discutere e scambiarsi esperienze
di vita, e da semplici utenti - quanto mai eterogenei per età, classe sociale e
cultura - che usufruiscono dei canali d’informazione, più o meno tradizionali.
Il lavoro di Barbara Riva è un buon esempio dell’interesse, mai sopito, nei
confronti del fenomeno New Age;
affrontato in modo semplice e dettagliato. Molto utile il glossario, posto in
appendice, dove sono raccolti i termini e i concetti maggiormente utilizzati
dai “Cospiratori dell’Acquario”. Il testo affronta quasi tutti gli aspetti
ritenuti fondamentali dalla cultura New Age; durante la lettura emerge,
chiaramente, il disagio provato da una parte della cultura cattolica, di fronte
un movimento eterogeneo e privo di un “referente” universalmente riconosciuto.
Si ha immediatamente l’impressione che il testo è fortemente influenzato dalla
cultura cattolica dell’autrice, che nel secondo capitolo arriva ad affermare
che: il “…New Age non accetta nessuna delle realtà definite di questo
mondo: tutto diventa relativo e la realtà stessa si riconduce ad un principio
spirituale, a un Dio che si chiama Luce o Spirito impersonale…”. Una asserzione
un po’ riduttiva e non universalmente valida. A parte alcune affermazioni non
sempre condivisibili, il testo introduce alle discipline “alternative” e ne da una
spiegazione soddisfacente. Interessante la ricerca, condotta su alcuni studenti
di Cesena, parte di una ricerca più ampia, condotta per il G.R.I.S. di Bologna.
Nelle conclusioni una intervista a Franco Battiato che non si dichiara
interessato al fenomeno New Age ma che secondo Barbara Riva ne è un
simpatizzante inconsapevole.
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