La nascita
del Conte Alessandro di Cagliostro[1]
rimane ancora oggi avvolta nel mistero; infatti, al momento, non se ne conosce
la vera identità. La mancanza dei documenti e la campagna diffamatoria promossa
dalla chiesa, già alla fine del processo, (che vede Cagliostro condannato al
carcere a vita), sono gli elementi che hanno contribuito a rendere il caso
indiscutibilmente controverso. Esistono molte teorie circa la vera identità di
Cagliostro, molti legano il suo nome a quello di Giuseppe Balsamo, un
palermitano che sopravviveva di espedienti e truffe, mentre altri lo credono
figlio illegittimo del re del Portogallo (Re Giovanni V) e di una Dama di corte
(Donna Eleonora), moglie del Marchese de Tagora, Governatore delle Indie. Re
Giovanni, che aveva già un figlio pretendente al trono (don José), non potendo
regolarizzare la posizione del bambino, ne regolarizza però la nascita
comunicandone la notizia al Papa Lambertini Benedetto XIV° e al grande
inquisitore di Spagna.[2]
Quasi immediatamente il re allontana il bambino dal Portogallo per mandarlo
segretamente in Arabia, dove può vantare amici fidati. Tale azione è resa
necessaria poiché un avversario politico di Re Giovanni, il Marchese di Pombal,
aveva già tentato di far scomparire l’infante. Il bambino viene imbarcato per
raggiungere l’Arabia accompagnato dal suo precettore, un religioso illuminato,
scelto personalmente dal Re. Althotas[3],
incaricato di scegliere una nave sicura, decide di ingaggiare il capitano
Pietro Balsamo, un individuo mal visto dagli altri marinai per il suo pessimo
carattere e per i suoi loschi traffici. La sua cattiva reputazione lo rendeva,
quindi, insospettabile. Dopo un grosso compenso in denaro per le sue
prestazioni e uno ancora più alto per mantenere il silenzio, la nave prende il
largo.[4]
Durante la navigazione Althotas, preoccupato di dare uno stato civile al
bambino e, nel contempo, di occultarne le nobili origini, convince il
comandante ad adottarlo legalmente. Il piccolo nobile che prende il nome di
Giuseppe, Giovanni, Battista, Vincenzo, Pietro, Antonio e Matteo Balsamo;[5]
non viene quindi al mondo nel 1743, anno di nascita del figlio naturale di
Pietro Balsamo, ma nel 1748. Giunto a Medina, Acharat (è questo il nome che
Althotas aveva dato a Cagliostro) viene ospitato presso il palazzo del Gran
Muphty e servito da tre domestici messi a sua completa disposizione. Althotas
si occupa della sua istruzione e gli insegna, oltre alle lingue Orientali, la Botanica,
la Fisica Medicinale e il rispetto per la religione e le leggi.[6]
Nel contempo, egli apprende dal Gran Muphty i rudimenti della religione
monoteista egiziana, leggendo i libri di Ermete e studiando le pratiche rituali
dei sacerdoti di Iside. Allontanatisi da Medina, Althotas e il piccolo Acharat,
dirigono verso la Mecca dove trovano ospitalità nel palazzo dello Chérif (Re
d’Arabia). Dopo tre anni di permanenza alla Mecca riprendono il cammino e si
recano presso il Gran Cofto D’Oriente. Da questo momento, per circa tre anni,
Cagliostro comincia i suoi numerosi viaggi che lo condurranno in Egitto e nei
principali reami d’Africa. Raggiunti i diciotto anni, insieme al suo
precettore, giunge a Malta, dove viene ospitato dal Gran Maestro Pinto,[7]
che gli mette a disposizione i servigi del Cav. D’Aquino (appartenente alla
nobile famiglia dei Principi di Caramanica). Qui viene iniziato all’Ordine dei
Cavalieri di Malta dallo stesso Cav. D’Aquino e dal suo precettore Althotas,
membro dell’Ordine. Alla Morte di quest’ultimo, in compagnia del Cav. D’Aquino,
Cagliostro parte da Malta per sbarcare a Palermo e, successivamente, a Napoli,
patria del Cavaliere. Da quest’ultima città riparte alla volta di Roma. Giunto
a Roma il Papa Clemente XIII°, che conosceva le nobili origini del giovane, lo
manda a chiamare desideroso di conoscerlo e, successivamente, avrà con lui più
incontri. Contemporaneamente, il cardinale Orsini, incaricato da sua
Eccellenza, lo invita spesso a pranzo e gli fa conoscere molti cardinali e
Principi della Chiesa, tra cui il Cardinale York e il Cardinale Ganganelli (che
diviene Papa con il nome di Clemente XIV°).[8]
Il dodici aprile 1768 Cagliostro prende in moglie la quattordicenne Lorenza
Feliciani, una ragazza avida di denaro e abituata sin dalla più tenera età a
prostituirsi. Da questa data il rapporto di reciproca stima, con la Curia
romana, si interrompe: sembra, infatti, che Papa Clemente XIII° non approvasse
il matrimonio del giovane con la donna. Dopo le nozze i due partono per Venezia
insieme a un loro conoscente, il Marchese Agliata, che diviene l’amante di
Lorenza.[9]
Lasciata Bergamo decidono di compiere un pellegrinaggio sino a San Giacomo di
Galizia, passando per il Piemonte e la Liguria. Durante il viaggio il Marchese
Agliata sparisce e Cagliostro, spinto dalla voglia di scoprire la propria
origine, decide di raggiungere la Spagna e il Portogallo. La prima tappa del
suo lungo viaggio è Madrid. Qui conosce l’ambasciatore di Spagna Lujs de
Sotomajor e istituisce una Loggia a carattere sociale.[10]
Corre l’anno 1771 quando, partito da Madrid e avendo brevemente soggiornato a
Lisbona, decide di dirigersi a Londra, con la speranza di entrare in contatto
con i Rosa-Croce. Nel 1772, durante il suo soggiorno in Inghilterra, Cagliostro
avrà delle visioni e udrà delle voci che gli indicheranno lo scopo della sua
vita. Il luogo delle visioni è l’interno di una grotta in cui Cagliostro si era
rifugiato, nel dicembre di quell’anno, durante una passeggiata nella foresta di
Folkestone, a Dover. Oltre ad alcune ‘visioni’ udrà anche una voce che gli
indicherà il suo destino.[11]
“Va’, torna e ritorna ! Mancano pochi
anni, la tua divisa sarà la serpe con il pomo in bocca trafitto dalla freccia.[12]
Ti diranno tu non sei nato fra noi e tu risponderai: “Io sono chi sono !”
Ecco, il potere di fare il Bene ti è stato dato, tu sarai l’amico degli uomini,
prolungherai la vita, soccorrerai l’indigenza...”. [13]
Nel 1773 si
trova a Parigi, è passato appena un mese dalla strana vicenda di Dover, e
Cagliostro sente di essere pronto per adempiere il proprio compito; sente che
il tempo di diffondere le proprie idee è giunto. Come prima cosa vorrebbe
entrare in contatto con i Rosa-Croce, ma non sa come trovarli, si affida perciò
alle sue sensazioni e comincia a girare Parigi per alcuni giorni: fino ad
arrivare, casualmente, a Montmartre, dove viene colpito dall’immensità della
cattedrale. Decide di entrarvi e, con sua grande sorpresa, trova qualcuno ad
attenderlo. L’uomo lo conduce all’interno di una casa dove lo attendevano degli
altri uomini seduti. Probabilmente era stato condotto alla sede dei Rosa-Croce
che lo attendevano per poterlo iniziare ai loro alti misteri. È in questa
occasione che Cagliostro riceve, oltre agli insegnamenti iniziatici, anche la
qualifica nobiliare di Conte di Cagliostro. Troviamo poi il Conte di Cagliostro
a Londra nel 1777, dove viene iniziato alla massoneria nella ‘Loge
L’Esperance n. 369’[14],
che si riuniva alla Royal Taverne[15].
Il dodici aprile dell’anno successivo alla sua iniziazione, assume in una sola
volta tutti i Gradi Azzurri della Massoneria, data la sua appartenenza a una
Società Occulta riconosciuta dal Rito di Perfezione (Ordine dei Cavalieri di
Malta). Grazie a questa iniziazione diventa il Supremo Gran Maestro della
‘Massoneria Egiziana’ di Alta Scienza e assume il titolo di Gran Cofto d’Europa
e d’Asia[16].
Il soggiorno londinese non è privo di problemi per Cagliostro che, in breve,
attira su di sé le antipatie dei medici cittadini e l’invidia di alcune persone
che vogliono impossessarsi del suo patrimonio. Cagliostro aiutava tutti coloro
che ne facevano richiesta, anche economicamente. Di fatto, le persone da
aiutare diventavano ogni giorno di più e, per evitare di sciupare tutto il
patrimonio in opere di beneficenza, decide di dare loro dei numeri da giocare
al lotto. Cagliostro usava un suo sistema per il lotto, sistema che
probabilmente risultò molto preciso. Intanto i giocatori di lotto che avevano
ricevuto i numeri dal Conte diventarono talmente avidi di denaro che decisero
di appropriarsi del manoscritto, custodito da Cagliostro, che riportava il
sistema astrologico-lottistico da lui usato. Quindi il sette febbraio del 1777,
Lord Scott e Milady Scott (probabilmente i nomi sono falsi, usati come
copertura dai due avventori), fanno arrestare Cagliostro con il pretesto che
erano di lui creditori di una certa somma. Dopo l’arresto, insieme ad un
complice, rubano il manoscritto. Liberato il giorno successivo, dopo aver
pagato una cauzione di mille sterline, Alessandro di Cagliostro e sua moglie
vengono nuovamente imprigionati, su denuncia di Milady Scott (miss Fry), con
l’accusa di magia e stregoneria. Dopo un processo sommario tutti i beni gli
vengono confiscati e lui decide di partire per andare a Bruxelles. È
interessante sapere che tutti coloro che cercarono di imbrogliarlo
(quattordici) non vissero abbastanza per goderne i frutti; infatti, morirono in
miseria o imprigionati, e soltanto in tre sopravvissero per quasi dieci anni
dalla data dell’imbroglio.[17]
Dopo una breve sosta a Bruxelles si trasferisce a Liegi, dove viene accolto
dalla Loggia della Parfaite Egualité che sembra si aggregò, più tardi,
al Rito Egiziano di Cagliostro. Inoltre, viene iniziato da “Schröder, in
Germania, all’Ordine della Rosa-Croce d’Oro, e ai Fratelli Architetti
d’Africa; successivamente introduce la sua Massoneria Egiziana in Curlandia,
nel 1779”.[18]
Nel 1779,
dopo aver attraversato l’Aja (dove partecipa ai lavori della Gran Loggia) e
Mitau, arriva a Pietroburgo. Qui viene accolto, con tutti gli onori, dal Cav.
Di Corberon (incaricato di Affari di Francia in Russia) e fa suoi discepoli il
generale Galacin e il Principe Potempkin, con il quale si occuperà di Alchimia.
Anche in Russia la sua fama di guaritore è grande e, inevitabilmente si aliena
le simpatie del medico di corte, con il quale ha una disputa verbale. La corte
di Caterina, Imperatrice di tutte le Russie, era sul punto di accogliere senza
riserve Cagliostro quando sua moglie Serafina combina un grosso guaio che gli
alienerà per sempre la simpatia dell’Imperatrice. Serafina, infatti, aveva
‘riscaldato oltre misura l’immaginazione del favorito della Zarina’,[19]
che quindi preferisce allontanare i due dal territorio di Russia.
A Strasburgo
conosce, diventandone amico, il cardinale de Rohan, molto vicino al re Luigi XVI.
Negli anni tra il 1783 e il 1784 fonda un nuovo Rito massonico, l’Alta
Massoneria Egiziana, a Napoli e a Lione, dove viene ricevuto con grande gioia
dai suoi abitanti.[20]
Nel 1785 arriva a Parigi, una città ancora pesantemente ancorata alla società
di stampo medievale, città che insieme alle vecchie tradizioni in decadenza
lasciava nascere i germi di una nuova società più libera. Cagliostro, aiutato
dall’interessamento di Ramond de Carbonniéres, amico del cardinale de Rohan e
dal barone de Planta, riesce a stabilirsi definitivamente nel palazzo della
marchesa d’Orvillers. Quasi immediatamente inizia a circolare la notizia del
suo arrivo a Parigi e quella delle sue miracolose guarigioni, e il palazzo,
giorno e notte, viene ‘assediato’ da gente di ogni levatura sociale e ogni
credo in cerca di aiuto. Tutta la città parlava del suo arrivo e la notizia
arriva anche alle orecchie del conte d’Artois, fratello del Re che lo invita a
pranzo, ma come risposta ottiene un rifiuto: Cagliostro sapeva infatti che
accettandolo non sarebbe stato più libero di agire come avrebbe voluto. Durante
il suo soggiorno a Parigi viene creata una Loggia Isis d’adozione, nel
palazzo della Marchesa d’Orvilliers, il cinque agosto 1785.
Mme De la
Motte, che affermava di discendere dalla famiglia dei Valois (un ramo della
famiglia reale), entra, a questo punto, nella vita del conte di Cagliostro. La
De la Motte aveva da tempo una relazione con il cardinale de Rohan, personaggio
sul quale Cagliostro esercitava una grande influenza. Temendo di perdere alcuni
benefici, anche economici, a causa dell’intromissione del conte nella vita del
cardinale, la signora decide di screditare Cagliostro per poter riottenere il
pieno controllo del cardinale. Tra il 1774 e il 1775 scoppia lo scandalo della
‘collana della regina’. Mi limiterò qui a trattare l’argomento in modo
sommario, in quanto, ai fini del nostro discorso, non è molto importante
sapere, con dovizia di particolari, come si svolgono i fatti, ma piuttosto
quale effetto produssero. Nel frattempo Serafina, che aveva la pretesa di
ritenersi allo stesso livello delle altre dame che frequentava per via del
marito, inizia a comportarsi come loro, intrecciando nuovi amori e inventandone
altri. Per colpa di uno di questi, sembra infatti che si fosse innamorata del
cavaliere Lapen d’Oisemont (un nobile decaduto), decide di confidarsi con Mme.
De la Motte. Mai errore fu tanto più grande; infatti, la ‘De la Motte’
approfitta immediatamente della debolezza della giovane per farle promettere,
in cambio del proprio silenzio, la libertà di entrare in qualsiasi momento in
casa del marito. Ottenuta questa possibilità la donna nasconde in casa
Cagliostro una collana preziosissima (sedicimila franchi), destinata alla
regina Antonietta. Immediatamente gli sventurati,[21]
caduti nella trappola della Dama di corte (la De la Motte), vengono
imprigionati alla Bastiglia e liberati soltanto dopo un anno di prigionia che
Cagliostro utilizza per discolparsi, ottenendo l’assoluzione piena. È in questa
occasione che, risentito per l’umiliante trattamento ricevuto in Francia,
profetizza, in una Lettera Aperta ai Francesi,[22]
la caduta della Bastiglia. La profezia che si rivela esatta nel 1789, non
contribuisce, ma peggiora, la già naturale diffidenza che le corti europee
provavano nei confronti del Conte. Sortisce, infatti, l’effetto di renderlo,
agli occhi delle polizie europee, un pericoloso rivoluzionario. Prima
dell’affare della collana partecipa al convegno dei Filateli (10 febbraio 30
aprile 1785),[23]
“...convocato da Savalette de Langes (Venerabile Maestro della Loge des Amis
Réunis)[24]
per unificare il maggior numero possibile di riti massonici”.[25]
Durante il ‘Convento’, organizzato dai Filateli, vengono proposti dieci quesiti
con lo scopo di risolvere velocemente vari problemi dovuti alla mancanza di
documenti certi sull’origine e la vera essenza della Massoneria. Benché tutti i
Riti Europei furono invitati a partecipare, soltanto alcuni fratelli francesi
ritennero di intervenire. Il dieci febbraio del 1875 Cagliostro viene invitato
a partecipare ai lavori del ‘Convento’, nella speranza che ciò potesse fornire
la soluzione ai numerosi problemi sorti durante lo svolgimento dei lavori.
Cagliostro accetta entusiasta la proposta, fa tuttavia richiesta di poter far
partecipare alcuni dei suoi adepti, in particolare un M. de L. (non se ne
conosce l’identità).[26]
Nascono immediatamente dei problemi, sembra infatti che tale M. de L. non aveva
il 12° grado dei Filateli. Cagliostro, infastidito dalla situazione creatasi
decide di imporre, in cambio della propria presenza ai lavori, delle condizioni:
innanzitutto i Filateli avrebbero dovuto eliminare (abbruciare) i loro
archivi facendo ‘Tabula Rasa’ del passato; inoltre, avrebbero
dovuto farsi tutti iniziare al suo Rito Egiziano.[27]
In seguito Cagliostro limita le sue richieste e pretende che almeno tre
Filateli accettassero di farsi iniziare, a Lione, alla Sagesse Triomphante,
ma anche questa volta ottiene un rifiuto. A questo punto decide di uscire dai
lavori del ‘Convento’. Il convegno sarà un totale fallimento. Affatto
scoraggiato dalle sue numerose disavventure, continua a girare l’Europa e a
fondare le sue Logge (ne fonderà ad Aix-les-Bains, Genova, Rovereto, Torino,
Trento). Durante il suo ‘pellegrinaggio’, conosce il vescovo di Trento Pietro
Virgilio Thun che lo consiglia di andare a Roma, un posto dove lui non sarebbe
stato troppo sgradito. Egli, quindi, giunge a Roma e vi fonda, nel 1786 una
Loggia del Rito Egiziano. Prima di partire per Roma Cagliostro, che
probabilmente temeva qualche rappresaglia nei suoi confronti da parte dello stato
della Chiesa, chiede, tramite Prospero Bottini (agente della Repubblica di
Lucca presso la Santa Sede), un lasciapassare che gli permettesse di affrontare
il viaggio con maggiori garanzie. Si legge infatti in un carteggio dello stesso
Bottini che Cagliostro: “aveva richiesto, pria di qua [Roma] trasferirsi, un
salvo condotto, di cui non ha avuto bisogno non costatando finora di essere
debitore a questo Stato Pontificio di alcuna delinquenza”.[28]
Queste poche
righe sono, inoltre, confermate da quanto emerge nei carteggi del processo a
Cagliostro, celebrato tra l’otto maggio 1790 (data del primo interrogatorio) e
il sette aprile del 1791 (data della formulazione della condanna). Nell’arringa
di Mons. Bernardini, difensore d’ufficio di Cagliostro, si può leggere di una
lettera del Card. Boncompagni Segretario di Stato al Vescovo Principe: “Non
avendo il Sig. Cagliostro alcun pregiudizio nello Stato Pontificio non ha egli
bisogno di salvacondotto [29]
”. Cagliostro giunge quindi a Roma e va ad alloggiare in una locanda ‘alla
Scalinata’, in Piazza di Spagna. Il sedici settembre Cagliostro partecipa ad
una riunione - insieme a molti rappresentanti dell’aristocrazia romana e un
rappresentante del Governo Francese, a Villa Malta (sede del rappresentante
dell’Ordine di Malta a Roma: il barone de Breteuil) - durante la quale fa delle
previsioni riguardanti il futuro della monarchia francese, profetizzandone la
caduta. Questa sarà l’ultima sua apparizione pubblica, tre mesi più tardi viene
infatti arrestato e rinchiuso nella fortezza di Castel Sant’Angelo, dove
aspetterà l’inizio del suo processo. Il suo arresto avviene il ventisette
dicembre del 1789, ma soltanto il venti novembre dell’anno successivo termina
l’istruttoria. La sentenza definitiva viene invece formulata il sette aprile
del 1791, e comunicata due giorni più tardi. A Cagliostro verranno addebitati
ben centotré capi d’accusa, che saranno sempre presentati - anche durante il
processo - nella veste generica di:
1) proposizioni riguardanti la
Massoneria;
2) proposizioni eretiche in materia di
fede e di Dio;
3) delitti comuni.
Le
imputazioni attribuite a Cagliostro furono numerose e, riguardavano, oltre ai
reati a lui direttamente attribuiti, anche quelli adempiuti da Giuseppe
Balsamo.[30]
Il difensore della Chiesa, Mons. Domenico Libert, cercò, infatti, di dimostrare
che il conte Alessandro di Cagliostro e il malfattore Giuseppe Balsamo fossero
in realtà la stessa persona, allo scopo di poter attribuire i delitti, commessi
da quest’ultimo, al conte. Anche la contessa Serafina, nel suo atto di accusa,
aveva avanzato quest’ipotesi allo scopo di poter facilmente accusare il marito
e riuscire così ad appropriarsi dell’ingente patrimonio. Certamente, la
contessa non avrebbe mai immaginato che non solo sarebbe stata imprigionata,
come il marito, ma che il patrimonio sarebbe stato completamente speso per le
spese processuali e il mantenimento in cella del conte. Il difensore di
Cagliostro, l’Avvocato Mons. Bernardini, cercò innanzitutto di dimostrare la
sanità di mente dell’imputato, cosa che gli riuscì facilmente, per poi poter
parlare del Rito Egiziano. Gran parte del processo ruotò attorno alla
Massoneria Egiziana e l’Avvocato Bernardini, per distruggere l’accusa di
vilipendio alla religione e alla divinità, dovette spiegare al tribunale la
sostanza del Rituale Egiziano. Infatti, analizzando i sei precetti della
Massoneria Egiziana non si può certamente affermare di intravedere alcunché di
offensivo verso la religione cattolica: chi mai potrebbe trovare “nell’amore
verso Dio, nel rispetto, l’amore e la sottomissione al Sovrano (il Papa), nella
venerazione per la religione e le sue leggi, nell’attaccamento senza riserve
per l’Ordine e nella più cieca sottomissione ai regolamenti e alle leggi del
Rito”[31]
la sedizione e la rivolta ? Nonostante la forte e coerente difesa
dell’Avvocato Bernardini Cagliostro viene condannato dal Supremo Tribunale del
Sant’Uffizio[32]
a morte, anche se poi la pena verrà commutata dal Papa in carcere a vita.
È
interessante leggere l’atto di accusa definitivo del Tribunale; in questo
documento viene, infatti, condannato ‘come reo di più delitti’, ma in effetti
non si saprà mai: né la natura di questi delitti, né quando furono compiuti né,
inoltre, se questi furono commessi da Alessandro conte di Cagliostro o,
piuttosto, da Giuseppe Balsamo:
“...come reo di più delitti e
in specie di capo settario dei Liberi Muratori e degli Illuminati..., con aver
fatto uso di superstizioni e sortilegi”...“usando però la santità sua
dell’ecclesiastica moderazione e della sua ingenita pietà, si è degnata di
commutare la divisata pena nel carcere perpetuo nella Fortezza di S. Leo, sotto
stretta custodia, e di far ricever privatamente l’abiura. Il cappuccino è stato
condannato a soli dieci anni di prigionia”.[33]
Il sedici
aprile 1791 Cagliostro parte da Roma per arrivare, quattro giorni più tardi nel
Montefeltro; il luogo che lo ospiterà fino alla fine dei suoi giorni. Il suo
trasferimento nella fortezza di S. Leo era stata determinata dalla paura, da
parte della Chiesa, che una sua fuga dal carcere di Castel S. Angelo avrebbe
provocato un sommovimento massonico di vasta portata; che avrebbe provocato
troppi problemi persino al forte Stato Pontificio. Cagliostro viene perciò
allontanato da Roma, dove sarebbe stato semplice, per i suoi amici fidati,
liberarlo e portato nella Fortezza di S. Leo dove viene murato in un pozzo.[34]
Cagliostro vi rimarrà per ben quattro anni, durante i quali verrà privato della
possibilità di comunicare con l’esterno; inoltre, non gli verrà data la
possibilità di tenere nemmeno un diario. Negli anni di prigionia verrà
malmenato e avvelenato con del corrosivo, somministrato nelle bevande in
piccole quantità. Naturalmente, un simile trattamento rese Cagliostro un uomo
debole nel fisico, ma soprattutto nella mente, facendolo arrivare, persino, a
tentare il suicidio; cosa che non avrebbe mai fatto in condizioni di lucidità.
Muore il ventisei agosto del 1795, colpito da colpi apoplettici.
[1]
Il nome Cagliostro può essere scomposto dalle parole latine: caglia dal verbo Calere
= volere, e Ostro = porpora, cioè colui che vuole la porpora (la toga
rossa di Cesare). Cfr., Angelo Sebastiani, La Luce Massonica. Vol. 6° - Riti
Mistici, Misterici,op.cit., p. 151. Un altro significato etimologico del
nome Cagliostro è la costruzione verbale di ‘quaglia’ e ‘austro’. Si
spiegherebbe così lo stemma nobiliare del Conte in cui compare il volatile.
Cfr., Franco Riccomini, Nel segno di Cagliostro, Atanòr, Roma, 1982, p.
27.
[2]
Cfr., Raffaele de Chirico Il processo della Santa inquisizione a Cagliostro
e la sua fuga da S. Leo, Atanòr, Roma, Maggio 1990.
[3]
Il precettore di Cagliostro. Secondo Eliphas Levi il nome Althotas può
dividersi in tre sillabe AL THOT AS. Leggendo la prima e la terza da destra a
sinistra si ottiene la parola SALA che, secondo Levi, significa messaggero.
Perciò Althotas significherebbe ‘Messaggero di Thot’, cioè la Sapienza.
[4]
Cfr., Raffaele De Chirico, Santa inquisizione a Cagliostro e la sua
fuga da S. Leo, Editrice Atanòr, Roma, 1990, pp. 86-91.
[5]
Il capitano aveva già un figlio, Giuseppe Balsamo e una moglie, Felicia
Bracconieri.
[6]
Cfr., ibidem, pp. 91-93.
[7]
La carica di gran Maestro fa riferimento all’Ordine dei Cavalieri di Malta.
[8]
Cfr., ibidem, p. 94.
[9]
Cfr., Pericle Maruzzi, Il vangelo di Cagliostro, Editrice Atanòr,
Roma, 1993, pp. 16-18.
[10]
Cfr., Raffaele De Chirico, Santa inquisizione a Cagliostro e la sua
fuga da S. Leo, Editrice Atanòr, Roma, 1990, p. 96.
[11]
Cfr., Comte Alessandro di Cagliostro, Corrispondenza segreta sulla vita
pubblica e privata del Conte di Cagliostro con le sue avventure ecc., Vol.
I° e II° e saggi, Editore Antonio Zappa, Venezia 1791 in Raffaele De Chirico,
Santa inquisizione a Cagliostro e la sua fuga da S. Leo, Editrice
Atanòr, Roma, 1990, pp. 97-99.
[12]
‘La serpe con il pomo in bocca’ rappresenta il Sigillo del Rito Egiziano,
utilizzato da Cagliostro. “Il serpente dovrebbe rappresentare lo spirito del
male, la freccia lo sguardo di Dio che lo trafigge. Secondo l’interpretazione
datane dal Ribadeau Dumas, il Sigillo significa che: se il serpente ha colto il
frutto della scienza per cibarsi, perirà a causa della propria voracità. Dio
soltanto può mietere il raccolto e distribuirlo. Per la nota Cfr., Franco
Riccomini, Nel segno di Cagliostro, Atanòr, 1982, p. 49.
[13]
Ivi.
[14]
Secondo altre fonti la Loggia L’Esperance sarebbe la n° 289,
appartenente al Rito della Stretta Osservanza praticato nell’Ordine della Gran
Loggia d’Inghilterra. Cfr., Angelo Sebastiani, - Riti Mistici, Misterici
in La Luce Massonica, Vol. 6, op. cit., p. 152.
[15]
La Loge L’Esperance n. 369 era sotto l’obbedienza della Gran Loggia
d’Inghilterra. Questa loggia , nata nel 1768, viene cancellata nel marzo del
1830. Cfr., Pericle Maruzzi, Il vangelo di Cagliostro, op. cit.,
p. 19.
[16]
Cfr., Angelo Sebastiani, La Luce Massonica. Vol. 6° - Riti Mistici,
Misterici, op. cit., p. 153.
[17]
Cfr., ibidem, pp. 20-21.
[18]
Cfr., “Rivista Massonica” Hiram, ott.-nov.-dec., 1907, p.2, in Pericle Maruzzi,
Il vangelo di Cagliostro, op. cit., p. 22.
[19]
Cfr., Raffaele De Chirico, Santa inquisizione a Cagliostro e la sua
fuga da S. Leo, Editrice Atanòr, Roma, 1990, p. 107.
[20]
Cfr., Pericle Maruzzi, Il vangelo di Cagliostro, op. cit., p.
147.
[21]
Nell’affare della collana vengono coinvolti e imprigionati: il Conte e la
Contessa de Cagliostro e il cardinale de Rohan.
[22]
Per la Lettera Aperta ai Francesi, ne rimandiamo la lettura in Raffaele
De Chirico, Santa inquisizione a Cagliostro e la sua fuga da S. Leo,
op.cit., pp. 133-135.
[23]
“L’Ordine dei filateli derivò in parte dal Martinismo, viene fondato nel 1773
dal Marchese Savalette de Langes, insieme a un gruppo di massoni intellettuali,
appartenenti ad Ordini filosofici preesistenti; erano, inoltre, gli stessi che
avevano collaborato alla creazione del Grande Oriente di Francia. Sembra che
l’Ordine dei Filateli collaborasse a favore della Rivoluzione Francese. Il
ventiquattro agosto del 1780, il Supremo Consiglio del 12° e ultimo Grado
dell’Ordine istituì il Convegno di Parigi a cui avrebbero dovuto partecipare
tutti i Riti, compreso quello Egiziano di Cagliostro. A causa delle mire
riformiste e distruttive nei confronti dei Filateli stessi, da parte di
Cagliostro, l’invito gli veniva revocato quasi immediatamente. Il nuovo Ordine
si scioglieva nel 1798...”. Cfr., Angelo Sebastiani, ° - Riti Mistici,
Misterici in La Luce Massonica, Vol. 6, op. cit., pp. 105-106.
[24]
Il Marchese Savalette de Langes era Consigliere di Corte e Guardia del Reale
Tesoro, sotto il regno di Luigi XVI di Francia.
[25]
Cfr., Massimo Introvigne, Il cappello del Mago. I nuovi movimenti magici,
dallo spiritismo al satanismo, op. cit., p. 147.
[26]
Cfr., Pericle Maruzzi, Il vangelo di Cagliostro, Editrice Atanòr,
Roma, 1993, pp. 74-75.
[27]
Ivi.
[28]
Cfr., Pericle Maruzzi, Il vangelo di Cagliostro, op. cit., p. 99.
[29]
Cfr., Raffaele De Chirico, Santa inquisizione a Cagliostro e la sua
fuga da S. Leo, op.cit., p. 44.
[30]
Le accuse rivolte a Cagliostro furono: “vilipendio alla religione e alla
divinità, istigazione alla prostituzione nei confronti della moglie, atti di
libidine incredibili e numerosi altri delitti comuni di truffa, falso...”.
Cfr., Franco Riccomini, Nel segno di Cagliostro, op. cit., p. 67.
[31]
Cfr., Raffaele De Chirico, Santa inquisizione a Cagliostro e la sua
fuga da S. Leo, op.cit., p. 44.
[32]
“La Santa Congregazione Giudicante constava di dodici elementi:
I. Il
Segretario di Stato Card. de Zelada
II. Il
Card. Antonelli Prefetto di Propaganda
III. Il Card.
Pallotta Prefetto del Concilio
IV. Il Card.
Campanelli Prodatario
V. L’Avv.
Mons. Libert della Santa Universale Inquisizione
VI. Mons.
Rinuccini Governatore di Roma
VII.Mons.
Barberi Avv. con funzioni di Segretario
VIII.Mons.
Rovelli Uditore santissimo
IX. Frate
Cantarini Consultore del Sant’Uffizio
X. Vincenzo
Pani Comm. della Santa Inquisizione
XI. Abate
Lelli Notaio degli Interrogatori
XII.Abate
Cavazzi Archivista del Sant’Uffizio
L’incarico
della difesa della Chiesa viene affidato a Mons. Domenico Libert, mentre
Cagliostro accetta, come difensore l’Avv. Mons. Bernardini, che doveva agire
(per espressa richiesta di Cagliostro), sotto consiglio di Mons. Costantini”.
Cfr., ibidem, p. 39.
[33]
Cfr., Pericle Maruzzi, Il vangelo di Cagliostro, Editrice Atanòr,
Roma, 1993, p. 107.
[34]
“Il Pozzetto” aveva le dimensioni di 3,40
metri per tre per tre, con un’unica finestra a triplice grata, dalla quale
venivano fatti discendere i viveri per il mantenimento del detenuto.
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