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martedì 12 novembre 2013

LE CROCIATE - di Tiziano Borghi

L’XI° secolo fu, sin dall’inizio, caratterizzato da una forte espansione economica e demografica. La popolazione rurale europea cominciò a cercare nuove aree da coltivare, dissodando e bonificando terreni tolti alla foresta. Si crearono così nuovi spazi coltivabili e nuove città nelle zone periferiche della vecchia area carolingia, che comprendeva il sud della Francia, e le terre germaniche oltre il Reno e il Danubio. Nelle città di nuova fondazione, e in quelle ‘risorte’ dopo il periodo di stasi del Medioevo, si poté vedere la rinascita del commercio e dell’artigianato.

In Italia, benché il movimento di rinascita del commercio e dell’incremento demografico fosse più lento che altrove, si poté assistere alla nascita di nuove potenze marinare e alla riconferma di quelle già esistenti. Ci riferiamo a Pisa e Genova, che contendevano agli Arabi di Sardegna e d’Africa la loro libertà di navigazione, ad Amalfi e a Venezia che intratteneva, ormai da lungo, tempo floridi rapporti commerciali con l’oriente, navigando fino a Costantinopoli e commerciando con la Siria e Alessandria. Quindi, nonostante le ancora diffuse carestie sempre presenti in Europa in questo periodo e le ininterrotte guerre feudali, si assisteva ora ad un crescente miglioramento delle condizioni private di vita e ad un miglioramento delle vie di comunicazione.

L’XI° secolo non è legato soltanto alla rinascita in campo economico e demografico, ma viene caratterizzato dalle grandi spedizioni in Oriente incoraggiate dalla Chiesa e dalle prestigiose corone europee. Il passaggio dal X° all’XI° secolo e la paura legata all’inizio del nuovo millennio aumentò lo stato di agitazione tra la popolazione. Numerose sono le previsioni di eventi catastrofici ed altrettanto numerosi i predicatori che annunziano per l’anno mille la fine del mondo; seguita dal Giudizio Universale. Notizie e paure di questo tipo sono molte e creano una situazione di incertezza totale nel futuro, spingendo i fedeli alla penitenza. È in questo quadro, storico-sociale, che nascono i pellegrinaggi di penitenza. La Chiesa comprese immediatamente l’importanza della nuova situazione. Approfittando di questo periodo favorevole, guidata dall’ordine monastico più importante ed influente del tempo, quello di Cluny, riusciva a incanalare la voglia di penitenza dei fedeli verso due pratiche particolari: la costruzione di chiese e il pellegrinaggio. Tralasciando l’importanza che la costruzione di nuove chiese avrà per i luoghi in cui esse sorgeranno (venivano costruite da maestranze specializzate, ma con i blocchi portati uno ad uno dai penitenti), porremo l’attenzione sul fenomeno del pellegrinaggio. L’impulso dato ai pellegrinaggi favorisce indirettamente una maggiore circolazione delle merci, e una maggiore mobilità della popolazione, inoltre, dà modo alla Chiesa di aprire ospizi per il ricovero dei pellegrini, di incentivare, con aiuti economici, la costruzione di nuove vie di collegamento, la loro manutenzione e il restauro di vecchie vie di comunicazione non più usate. L’anno Mille fu il tempo dei pellegrinaggi e dei grandi santuari. Numerosissimi erano i fedeli che viaggiavano verso le grandi Città Santuario e, durante il tragitto, era facile imbattersi in piccole città, conosciute come tappe minori, ciascuna caratterizzata dal suo santo dalla sua reliquia miracolosa e dalla sua chiesa dove poter chiedere delle indulgenze. Il pellegrinaggio divenne presto lo strumento più efficace per ottenere la salvezza ultraterrena e, con il tempo, si cominciò a confondere l’idea di pellegrinaggio paenitentialis con l’idea di pellegrinaggio armato. In questo modo oltre a salvare se stessi per una vita ultraterrena futura, si cercava di liberare le terre che gli infedeli avevano strappato al mondo cristiano.[1] I soldati che partecipavano a queste guerre di riconquista avevano la possibilità di ottenere indulgenze del tutto analoghe a quelle concesse ai pellegrini che si recavano nelle Città Sante.

Dopo l’anno Mille, l’entusiasmo per il pellegrinaggio in ‘Terra Santa’ aumentò notevolmente. Nel 1054 la Chiesa Occidentale subì, in seguito allo scisma con la Chiesa Orientale, un duro colpo. Il Patriarcato di Costantinopoli, in seguito allo scisma, si distacca definitivamente dalla Chiesa di Roma, portando a compimento il lento, ma progressivo allontanamento dall’influenza Occidentale. In breve tempo anche i Patriarcati di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme seguiranno l’esempio dato da Costantinopoli. In seguito allo scisma del 1054, aumentarono anche gli attriti tra i due imperi romani, d’Occidente e d’Oriente, animati dallo stesso desiderio espansionistico. L’equilibrio raggiunto nell’XI° secolo, nel mediterraneo orientale, rischiava ora di essere violato. Infatti, dopo essersi imposti militarmente e politicamente al califfato di Baghdad, che deteneva ormai un ruolo esclusivamente religioso, i Turchi Selgiukidi[2] nell’agosto del 1071, comandati dal califfo di Baghdad AlpArslan, sconfiggono le armate Bizantine e fanno prigioniero l’imperatore Romano IV Diogene (1070-1071) a Mazinkert. Fondano successivamente il sultanato di Rum. Conquistato l’impero Arabo assumono velocemente il dominio di tutta l’Asia  Minore e la Palestina, compresi i Luoghi Santi meta di pellegrinaggi. Ai Bizantini rimanevano soltanto le città costiere. A partire da questa  data il nuovo impero  interrompe i pellegrinaggi dei cristiani in Terra Santa. In seguito alla vittoria Turca gli equilibri politici fra cristianità e islamismo si alterarono. Nonostante le numerose vittorie riportate, i Turchi non riescono a mantenere l’unità e si frazionano in numerosi Sultanati indipendenti. A risentire della situazione furono anche gli interessi commerciali delle città marinare italiane, in quanto l’Anatolia, la Siria, la Palestina e l’Egitto, conquistate dai turchi, rappresentavano il più importante nodo commerciale delle vie carovaniere che portavano le merci in oriente. L’unica soluzione possibile, per liberare e favorire la penetrazione commerciale in oriente, sarebbe stata un’intervento armato teso a riconquistare le terre occupate dai turchi e a ristabilire l’equilibrio precedente la loro venuta. Per motivi diversi anche la Chiesa auspicava un intervento militare in oriente; nel novembre del 1095 Papa Urbano II, durante il Concilio di Clermont,[3] invita tutta la cristianità occidentale a organizzarsi militarmente per la liberazione della Terra Santa dai musulmani, indicandone la partenza per il giorno della festa dell’Assunzione, dell’anno successivo.[4] In seguito alla conquista turca, il divieto dato ai pellegrini di raggiungere i Luoghi Santi aveva dato finalmente un motivo valido, capace di sollevare gli animi e rendere accettabile una guerra che, altrimenti, non sarebbe stata possibile. Una guerra santa avrebbe accresciuto notevolmente l’autorità ideologica e politica del papato di Roma; inoltre, questa era indubbiamente una buona occasione per ottenere con la forza delle armi quello che, dopo lo scisma, la Chiesa Occidentale non riusciva ad ottenere dalla Chiesa cristiano-ortodossa: il riconoscimento del proprio primato su tutta la cristianità. Istituire una Crociata in Terra Santa avrebbe inoltre potuto risolvere uno dei grandi problemi dell’Europa dell’XI° secolo: distogliere i nobili europei dalle numerose lotte intestine che avevano fiaccato l’intero sistema feudale. Si promisero, a tutti quelli che avessero partecipato alla Crociata, terre e ricchezze, e un condono delle punizioni temporali per tutti i loro peccati. A Clermont, quindi, venne decisa una spedizione e numerosi signori e gente del popolo decisero di partire per la Terra Santa, con l’intento di liberare il Santo Sepolcro (1095). Alcuni di loro partirono immediatamente, guidati da Pietro d’Amiens (chiamato Pietro l’Eremita) e da Gualtieri Senzaveri, un cavaliere. Sfortunatamente, la spedizione si concluse nel peggiore dei modi. Questo primo gruppo partì male armato e privo di una qualsiasi organizzazione di base, questo decise la sorte dell’impresa; vennero infatti decimati dagli Ungari e dai Bulgari ancora prima di arrivare in Palestina e fu proprio in lì che vennero sterminati dai Turchi. Nel periodo che seguì l’istituzione della prima Crociata regnò in Europa una pace insperata, durante la quale tutte le lotte intestine tra i feudatari e le lotte tra famiglie, che si protraevano da troppo tempo indebolendo la stessa istituzione feudale, cessarono di colpo. Nel 1096 partì la prima vera crociata[5] per la Terra Santa, alla quale partecipavano i nomi più prestigiosi dell’aristocrazia europea. Partì il fratello del re di Francia Ugo di Vermandois, Goffredo di Buglione duca della Bassa Lorena, Boemondo d’Altavilla, principe di Taranto, figlio di Roberto il Guiscardo, e suo nipote Tancredi d’Altavilla, Raimondo di Saint-Gilles conte di Tolosa e molti altri. Partecipavano, dunque, tutti uomini valorosi e di indiscusse qualità, ma la loro rivalità non gli consentì di costituire un comando unico, capace di imporre a tutti i partecipanti alla crociata, un unico obbiettivo: la liberazione del Santo Sepolcro e dei Luoghi Santi. L’Imperatore Bizantino Alessio I Comneno vide con preoccupazione l’ammassarsi, nelle sue terre, di tanti ‘Franchi’; tanto più che doveva essergli giunta la notizia di un complotto, organizzato da Boemondo di Taranto, per “liberare Costantinopoli dai suoi corrotti imperatori e dai suoi eretici preti greco-ortodossi”.[6] L’Imperatore cercò di allontanare il pericolo rappresentato dai Crociati che si avvicinavano a Costantinopoli; gli fornì viveri e mezzi di trasporto, e alcuni doni. In cambio dei doni pretese che i crociati gli giurassero fedeltà; con l’accordo che, di qualsiasi terra si fossero impossessati, lo avrebbero fatto in nome dell’Imperatore. Poi li trasferì velocemente “al di là del Braccio di San Giorgio, sulla sponda asiatica”[7], per evitare che circondassero la capitale del suo regno. Nel giugno 1097 i crociati ripresero il cammino verso la Città Santa; durante il tragitto si imbatterono nella fortezza turca di Nicea. Caduta Nicea, i crociati si incamminarono verso l’interno del paese; dopo aver conquistato Dorilea (luglio 1097), sconfiggevano i turchi ad Eraclea. Da questo momento in poi prevalsero nei crociati quegli stessi interessi particolari che avevano spinto la maggiorparte di essi a partecipare alla spedizione in Terra Santa. Le diserzioni furono numerose. Baldovino e Tancredi lasciarono l’esercito cristiano per dirigersi l’uno in direzione di Edessa, in Armenia l’altro. Baldovino diventa facilmente signore di Edessa, dopo essere stato designato a quel ruolo dal principe Armeno (senza eredi) che la governava, Edessa diventa una sua contea. Intanto Tancredi occupava, in Cicilia, la città di Alessandretta. Nel frattempo, l’esercito crociato giungeva sotto le mura di Antiochia, una fortezza ancora più possente di quella espugnata a Nicea. Questa nuova conquista non fu semplice, e fu solo grazie a Boemondo di Taranto se si riuscì ad espugnarla; per merito della sua astuzia e alla corruzione del custode di tre delle 450 torri, di cui era costituita la fortificazione. Boemondo si impossessò della città e ne fece un principato. Nel giugno 1099, a due anni di distanza dalla partenza da Costantinopoli i crociati, capeggiati da Goffredo, arrivarono a Gerusalemme. La città resistette all’assedio per quaranta giorni, dopodiché capitolò.[8] Dopo la caduta la popolazione venne selvaggiamente massacrata, senza alcuna distinzione tra saraceni ed ebrei.[9] Dopo la liberazione della Città Santa Goffredo di Buglione, che aveva comandato le armate cristiane, diventò il padrone di Gerusalemme, insignendosi del titolo di “Advocatus del Santo Sepolcro”.[10] Quando il 18 luglio del 1100 Goffredo morì, venne chiamato a succedergli suo fratello Baldovino, il quale lasciò la contea di Edessa e, dopo aver ristabilito l’ordine a Gerusalemme, preferì la qualifica di Re. Baldovino regnò ininterrottamente dal 1100 al 1118.

Dopo la prima crociata ci si pose il problema della difesa della Terra Santa, e questa esigenza si risolse creando degli ordini monastico-militari, tra i più famosi si annoverano l’Ordine dei Templari, degli Ospitalieri di San Giovanni, dei Cavalieri di Rodi (che più tardi prenderanno il nome di Cavalieri di Malta; per sfuggire alle persecuzioni che sterminarono l’intera istituzione monastico-militare) e dei Teutonici.



[1] Ne è un esempio la contesa in Spagna tra Cristiani e Mori, che la Chiesa aveva intenzione di cacciare dal territorio spagnolo.
[2] Popolazione proveniente dall’Asia, convertita nel X° secolo alla religione musulmana; era guidata da capi appartenenti alla famiglia di Selgiuk. E’ per questo che parliamo di Turchi Selgiukidi.
[3] Il Concilio si tenne a Clermont-Ferrand in Avernia.
[4] L’appello che si pensa sia stato lanciato da Papa Urbano II al Concilio di Clermont-Ferrand ribadiva sostanzialmente l’importanza del pellegrinaggio; purtroppo, è difficile dire con esattezza cosa venne detto al Concilio, dal Papa, in quanto esistono quattro differenti versioni, tramandate da quattro diversi cronisti.
[5] La parola crociata deriva dall’atto di “prendere la croce”. Prendere la croce era una promessa fatta a Dio di recarsi in pellegrinaggio in Terra Santa. Al tempo delle crociate la promessa di pellegrinaggio, poteva essere cambiata con la decisione di partire con una delle crociate successive alla dichiarazione del voto; o commutata con un versamento di denaro alla chiesa (equivalente all’acquisto di un’indulgenza).
[6] Indro Montanelli, Dante e il suo secolo, Rizzoli, Milano, 1970, (1964^), cap. I, p. 45.
[7] Franco Cardini, Il movimento crociato, Sansoni Scuola aperta, Firenze, 19723, p. 19.
[8] Gerusalemme viene espugnata alle ore 15 del Venerdì 15 giugno 1099, alla stessa ora e giorno in cui Gesù Cristo era morto. I crociati entrarono in una breccia aperta da Goffredo di Buglione, nella muraglia orientale che cingeva la Città Santa. Nello stesso momento Raimondo di Saint-Gilles conquistava la torre di David, nella parte occidentale della fortificazione; infine Tancredi di Taranto riusciva a forzare la porta di Santo Stefano.
[9] Come riferisce un testimone oculare, Raimondo di Agiles: “ ...si videro cose meravigliose. I musulmani furono decapitati, o trafitti di frecce, o gettati giù dalle torri. Altri furono torturati per giorni e giorni, e poi bruciati. Le strade erano lastricate di teste, di mani e di piedi mozzi”. Indro Montanelli, Dante e il suo secolo, op. cit., p. 45.
[10] “...Advocatus designava tecnicamente il laico posto a cura e difesa degli interessi temporali dei vari enti ecclesiastici...” Franco Cardini, Il movimento crociato, op. cit., p.24.

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