IL 1° Gruppo Artiglieria “Cacciatori delle Alpi”
ULTRA PRIMUM
«...trovandoti attaccato, tu devi sempre combattere
vigorosamente, anche se la tua forza sia inferiore... in tutta la mia vita, ho
sempre creduto che meglio è picchiare che accovacciarsi...»
Giuseppe Garibaldi
1. Giuseppe Garibaldi
Dopo dodici
anni di lotte all’estero Garibaldi sente l’esigenza di fare ritorno in Italia
e, quando nel 1848, viene a sapere che Messina e Palermo sono insorte, decide
immediatamente la partenza. Il 15 aprile ‘salpa da Montevideo con 63 legionari
su di un brigantino cui ha posto il nome di Speranza’.[2] Durante il
tragitto di ritorno approda a Santa Pola, in Spagna, dove raccoglie nuove
notizie sulla cacciata degli austriaci da Milano e da Venezia, la liberazione
della Lombardia e del Veneto e la guerra di Indipendenza iniziata da Carlo
Alberto, poche notizie ma sufficienti a fargli cambiare rotta e approdare Nizza
(21 giugno) per offrire i suoi servigi al Re.
Partecipa alla seconda Guerra di Indipendenza riportando
numerose vittorie ma, in seguito all’armistizio di Villafranca, deve
interrompere le operazioni.
Origine dei ‘Cacciatori delle Alpi’
Nonostante
‘il ministro della guerra, Generale Lamarmora, fosse ostile alla sua proposta,
il Conte ordina la formazione di un corpo di volontari sotto la direzione del
Ministero dell’interno (di cui deteneva il portafogli’[4])
affidandone il comando a Giuseppe Garibaldi. Il corpo di volontari che chiamerà
Cacciatori delle Alpi[5], viene
costituito il 7 marzo dello stesso anno.
“Visti gli articoli 4 e 6
del Reale Decreto del 7 marzo 1859, sulla proposizione del Maggior Generale
Cialdini, abbiamo incaricato il signor Garibaldi Giuseppe delle funzioni di
Maggior Generale Comandante del Corpo dei Cacciatori delle Alpi, con
l’autorità e competenza stabilite dal precitato Reale Decreto. Che presti il
dovuto Giuramento”.
Il Presidente del Consiglio
dei Ministri
C. Cavour
L’arruolamento dei volontari procede velocemente, molti ne
arrivano dalla Toscana, dall’Emilia, dal Veneto, dalla Lombardia ma anche dalle
Marche, da Roma, un po’ meno dal meridione e dalla Sicilia. ‘Il corpo doveva
essere costituito da otto compagnie (due battaglioni) ed essere aumentato poi
di altre sedici compagnie, ma all’inizio il quadro degli ufficiali viene
formato soltanto per otto’.[6]
I Cacciatori delle
Alpi[7],
che già nel 1848, avevano partecipato alla difesa di Venezia e di Vicenza,
sotto il comando illuminato del Maggior Generale Giuseppe Garibaldi,
affronteranno la seconda guerra di indipendenza del 1859 Nel 1860, dopo il
tentativo di ribellione operato da Palermo e soffocato con le armi il 4 aprile
di quell’anno, si pone al comando della spedizione di liberazione della Sicilia
partita nel mese di maggio da Quarto (GE). Sbarca a Marsala e, città dopo
città, il 26 ottobre consegna la Sicilia, libera dal giogo Borbonico, al Re
Vittorio Emanuele. Nel 1866 Partecipa alla terza guerra di indipendenza
nuovamente al comando dei reparti volontari. Nel 1867 è a capo di una
spedizione per la conquista di Roma purtroppo, sia per colpa delle numerose
diserzioni che a causa della totale indifferenza della popolazione, fallisce
l’impresa subendo la sconfitta a Mentana. Tornato a Caprera muore il 2 giugno
1882.
2. Storia del 1° Gruppo Artiglieria ‘Cacciatori delle Alpi’
Il 7 marzo 1859 nasce il corpo volontario Cacciatori delle Alpi, organizzato in
Brigata su tre reggimenti di stanza a Cuneo e Savignano: il 1° Rgm. viene
affidato a Enrico Cosenz, un Tenente Colonnello, ufficiale borbonico che difese
Venezia nel 1848; il 2° Rgm. viene affidato al Tenente Colonnello Medici, noto
per aver difeso Roma nel 1849; il 3° Al Tenente Colonnello Arduino.[8]
A capo di questi uomini viene inizialmente posto il Colonnello Cialdini, del
23° fanteria di Novara. Dopo pochi giorni gli succede Giuseppe Garibaldi,
promosso Maggior Generale dal Re di Sardegna. Con decreto del 17 aprile i Cacciatori delle Alpi entrano a far
parte dell’Esercito Regolare. A questi reparti si aggiungono:
«...in aprile, una compagnia guide a cavallo, e un
drappello di carabinieri genovesi che costituiranno il nucleo di una Iª
compagnia di Bersaglieri; in maggio, una batteria di artiglieria, un reparto
treno, un’ambulanza e una compagnia infermieri; in giugno, una compagnia
zappatori del genio, un battaglione bersaglieri valtellinesi, un battaglione
adolescenti; in luglio, le compagnie bersaglieri 2^, 3^, 4^...»[9].
Successivamente anche il Reggimento Cacciatori
degli Appennini passa a far parte del corpo diventando 4^ Reggimento.
Il 16 maggio 1859 Garibaldi riceve l’Ordine di valicare il
Ticino e, benché la direttiva di Re Vittorio è molto generica, Garibaldi riesce
ad interpretarla magnificamente, riportando la vittoria nei combattimenti di
Sesto Calende, Varese, Malnate, San Fermo, Laverno e più tardi liberando Brescia.
I due mesi di campagna costarono trecento morti e feriti ma anche due medaglie
d’argento alle Bandiere del 51° e 52° Rgm., derivati dai Cacciatori delle Alpi.
Alla fine di giugno l’armistizio fa interrompere ogni attività e il 7 agosto
Garibaldi lascia il comando della brigata.
Il 7 settembre il Ministero decide di riorganizzare il
Corpo dei Cacciatori delle Alpi in
una sola Brigata di due Reggimenti di quattro battaglioni ciascuno. Il nuovo
Corpo prenderà il nome di Brigata
Cacciatori delle Alpi e sarà costituito dal I° Reggimento, costituito con i
soppressi reggimenti 2° e 5° e dalle quattro compagnie dei bersaglieri, e dal
II° Reggimento, costituito con i soppressi reggimenti 1°,3°,4°, e con una parte
del battaglione adolescenti.
Con Regio Decreto del 14 maggio 1860 viene stabilito che
la brigata prendesse il nome di Brigata
delle Alpi, e che i due reggimenti prendessero la numerazione di 51° e 52° reggimento Fanteria Alpi[10].
Per effetto del Regio Decreto del 13 novembre 1870 nasce
un nuovo Reggimento con il nome di 11°
Reggimento Artiglieria – da Campagna Alla sua formazione concorrono: il 4°
Rgm. d’artiglieria (da piazza) con 5 compagnie da piazza; i reggimenti
d’artiglieria (da campagna) 5° e 8° con 3 batterie ciascuno; mentre il 7°
reggimento d’artiglieria con 2 batterie; e il corpo del treno d’armata con 2
compagnie treno.[11]
Il 1° gennaio 1873 l’11°
Reggimento Artiglieria, diventa 1°
Reggimento Artiglieria da Campagna che costituisce una parte della 22ª
Divisione di Perugia (con sede a Foligno (PG). Per effetto di questa
trasformazione il 1° Rgm. a. eredita tutte le tradizioni dell’artiglieria Sarda
e Italiana.
Il 30 settembre 1873 a causa della Legge del riordinamento
dell’Esercito, che divide la specialità da campagna da quella da fortezza,
trasferisce le sue quattro compagnie da fortezza al 12° Rgm. artiglieria da
fortezza che si sta formando; e diviene unità ‘da campagna’.
Il 1° gennaio 1874, in seguito al passaggio del 1° Rgm.
d’artiglieria (pontieri) all’arma del Genio, l’11° Reggimento Artiglieria prende il nome di 1° Reggimento Artiglieria; inoltre, dal 1° giugno 1882, assume il
nome di 1° Reggimento artiglieria da Campagna. Il 1° novembre 1884 cede due
batterie al 12° Rgm. Il 1° novembre 1888 cede otto batterie partecipando alla
costituzione del 13° reggimento artiglieria da campagna, alla quale cederà, nel
maggio 1908, la 2ª compagnia treno. Il 1° gennaio 1928 cede il II° gruppo al
33° Rgm. a. cam. e, durante la 1 Guerra Mondiale, il deposito reggimentale,
costituisce i comandi del 37° e 55° Rgm. artiglieria da campagna, una batteria
artiglieria da montagna (101°) e due batterie artiglieria d’assedio (266° e
609°). Nel 1917 concorre alla costituzione del 56° Rgm. artiglieria da
campagna. Il 1° ottobre 1934 il gr. da 75/27 è disciolto e sostituito da un gr.
da 75/13 formato con personale proveniente dal 19° Rgm. a. cam.; tale reparto
il 1° ottobre 1938 viene ceduto al 52° Rgt. a.
Ottobre 1934, assume la denominazione di 1° Reggimento Artiglieria di Divisione di
Fanteria che, nel gennaio 1935, cambia in 1° Reggimento Artiglieria ‘Cacciatori delle Alpi’.
Il 19 gennaio 1936 il Rgm. riceve lo Stendardo, concesso
ai Reggimenti dell’Arma con decreto 14 novembre 1935.
Il 1° settembre 1939 il deposito reggimentale forma un gr.
da 75/13 che è ceduto al ricostituito 34° Rgm. a. Il 10 giugno 1940 il 1° è
inquadrato nella Divisione di Fanteria Cacciatori
delle Alpi (22^), insieme ai Reggimenti 51° e 52° Fanteria; ne fanno parte
un gr. da 100/17, un gr. da 75/27, un gr. da 75/13 e una Btr. c/a da 20 mm. Tale
ordinamento subisce in seguito varie modifiche e all’inizio del 1941 il Rgm. è
così costituito: cdo, reparto cdo, un gr. da 100/17, due gr. da 75/18, una Btr.
c/a da 20 mm. L’8 settembre 1943, in seguito all’armistizio, il Rgm. viene
sciolto.
Ricostituito il 1° dicembre 1948, a L’Aquila, il 1° Reggimento Artiglieria da Campagna
viene assegnato alla Divisione Granatieri
di Sardegna[12];
ne fanno parte il Reparto Cdo con il I° e II° gr. da 88/27 ed un III° gr da
88/27 è in vita dal 10 aprile 1949 al 1° aprile 1950.
Nel 1951 il rgt. subisce una trasformazione organica che
riguarda la formazione del III° gr. a. c/a l. da 40/56 e di un
sottoraggruppamento c/c con un IV° V° gr. c/c.
Nell’aprile del 1953 il reggimento viene sciolto.
Il 1° febbraio dello stesso sono formati, presso il
C.A.A.R. d’Artiglieria in Civitavecchia, due gr. smv. Da 105/22 ed un gr. smv.
c/c da 90/50 per il nascente 133° Reggimento Artiglieria Corazzata.
Il 31 marzo il 133° Rgm. a. corazzata è costituito e dal
10 maggio successivo diventa 1°
Reggimento Artiglieria Corazzata ‘Pozzuolo del Friuli’ ricevendo la Bandiera del disciolto 1° rgm. a. cam.[13]
Assegnato alla medesima unità, comprende cdo, reparto cdo,
I° e II° gr. smv. da 105/22, IV° gr. smv. c/c da 90/50, V° gr. c/a l. da 40/56.
Nel corso del 1955 tale organico viene modificato su cdo.,
reparto cdo. I°, II° e III° gr smv. da 105/22, gr. misto (due btr. c/a l. con
materiali da 40/56 e 12,7 ed una btr. c/c smv. da 90/50 che sarà sciolta
nell’ottobre 1956); Sezione Aerei Leggeri (S.A.L.) che diviene poi Reparto
(R.A.L.) .
Durante l’anno 1958 avvengono nuovi movimenti: il 1°
maggio il 1° gr. viene ceduto all’11° rgm. a. cam., il 30 novembre il II° gr. è
trasferito al 33° rgt. a. cam., il 22 dicembre il gr. misto viene sciolto ed
infine il 31 dicembre ceduto il III° gr. al 13° rgm. a. cam. e trasferito il
R.A.L. al 4° rgm. f. cor. Infine il 31 dicembre, dello stesso anno, il
reggimento viene sciolto, cedendo i suoi gr. smv. alle Divisioni di Fanteria
‘Legnano’, ‘Folgore’ e ‘Granatieri di Sardegna’.[14]
La Bandiera è versata al Sacrario del Vittoriano.
Dopo la ristrutturazione dell’Esercito, il 2 maggio 1976
nasce a Bracciano, nella realtà della scuola di Artiglieria, il 1° Gruppo Artiglieria da Campagna Semovente
Cacciatori delle Alpi che eredita le tradizioni del 1° Rgm. ricevendone la
Bandiera (con decreto 12 novembre 1976).
Nel Gruppo confluiscono i quadri del preesistente VIII°
gr. a. cam. smv. di C.A. e due btr. del disciolto 18° gr. a. cam. ‘Gran Sasso’.
Inizialmente su tre btr. da 155/23, due delle quali su scafo smv. M44 ed una su
scafo smv. M109 con sezione ‘Lance’, dal 1° aprile 1981 assume una nuova
struttura ordinativa su: cdo. E btr. cdo. e servizi; 1^ btr. da 155/23T.M.; 2^
btr. da 155/39 FH/70 ; 3^ btr. da 155/23 smv. M109G poi da 155/39smv. M109L; 4^ btr. da 155/23 smv. M44
poi, dal 1982, SP70. Nella circostanza prende il nome di 1° Gruppo Artiglieria ‘Cacciatori delle Alpi’.[15]
Nel 1987 la 4^ btr. diviene ‘MLRS sperimentale’ ed è
quindi sciolta nel 1989 anno in cui il Gruppo inquadra la Batteria Specialisti
(proveniente dal disciolto Gruppo Specialisti della Scuola) e la Batteria
Trasporti e Mantenimento (già Autoreparto del Comando e Servizi della Scuola).
La cravatta rossa
L’uso della
cravatta rossa, che è il simbolo delle tradizioni garibaldine dei Reggimenti Cacciatori delle Alpi viene concesso,
con circolare n° 847 del 7 dicembre 1938, al 1° Reggimento Artiglieria e a
tutti i componenti della Divisione Cacciatori
delle Alpi, compreso il Comandante.[16] La
Cravatta rossa ricorda l’uniforme, divenuta regolamentare nel 1866, che
contraddistingueva il corpo di volontari chiamato da Garibaldi Cacciatori delle Alpi.
La camicia rossa
La camicia rossa viene adottata per la prima volta dalla
Legione Italiana di Montevideo, la scelta del colore, che rimarrà legato al
ricordo delle truppe garibaldine e di conseguenza ai corpi che da queste
discendono, fu occasionale. Nel 1846 i porti del Sud America erano bloccati e,
dovendo fornire una divisa ai legionari italiani, ci si rivolse a un magazzino di
Buenos Aires che aveva una grossa partita di tessuti invenduti a causa della
crisi. Il colore piacque a Garibaldi e i legionari vennero dotati, in poco
tempo, di quelle bluse rosse che divennero leggendarie.[17]
La divisa rossa non venne però adottata da tutti, questa
sarà considerata uniforme regolamentare per i volontari, soltanto nel 1866,
durante la campagna del Tirolo.
Obbedisco
‘Ho ricevuto
dispaccio 1072, Obbedisco. GARIBALDI’[18]
Stemma Araldico
Lo Stemma Araldico del reparto ne blasona con precisione
la storia centenaria, mettendone in risalto gli elementi più importanti.
‘Lo scudo è pieno e non suddiviso, tutto di rosso a
ricordo dell’epopea garibaldina e del sangue generosamente versato dagli
artiglieri del 1° gruppo per la libertà e l’indipendenza della Patria. Al
centro dello scudo una cotissa d’argento ricorda gli alamari dei Granatieri di
Sardegna, dei quali il Corpo costituì l’indispensabile supporto di fuoco’. [19]
(Nello scudo i colori rosso e argento assumono un significato particolare, sono
collegati alla tradizione risorgimentale del Gruppo in quanto sono i colori del
Piemonte’ e all’inquadramento del reggimento al tempo della concessione dello
Stemma, nella divisione ‘Granatieri di Sardegna’) La testa di medusa d’oro
sottolinea l’appartenenza del Gruppo alla specialità da campagna, mentre il
leone rampante d’argento, impugnante una spada in palo, con la zampa posteriore
sinistra su un monte che esce da un mare fluttuoso ricorda che il 1° da
campagna è stato impiegato oltremare.
Sullo scudo il fregio dell’Arma di Artiglieria, specialità
da campagna con l’indicazione del numero del Gruppo, sormontato da un elmo
legionario romano cimato da tre foglie d’oro di quercia. Sotto la punta dello
scudo, su lista d’argento, svolazzante, con le estremità bifide di nero
filettate d’oro, con la concavità rivolta verso l’alto il motto: Ultra Primum.
La Bandiera[20]
Il 14 novembre del 1935 con il Regio Decreto 2043 viene
concesso a tutti i Reggimenti d’Artiglieria l’uso dello stendardo; lo riceve
solennemente anche il 1° Reggimento d’Artiglieria da Campagna. dal giugno del
1940 insieme al Reggimento, la Bandiera partecipa al secondo Conflitto
Mondiale. Per non far cadere la Bandiera nelle mani dei tedeschi, il 9
settembre del 1943 il drappo e la lancia vennero nascosti nello zaino
dell’Alfiere del Reggimento e seguirono quest’ultimo nelle amare vicissitudini
sella prigionia nei campi di concentramento. Alla fine della Guerra la Bandiera
fu riconsegnata al ricostituito 1° Reggimento, fino al 31 dicembre 1958 data in
cui fu sciolto. Conseguentemente alla costituzione del 1° gruppo da campagna
Semovente Cacciatori delle Alpi in
data 2 maggio 1976 la Bandiera viene consegnata al Gruppo. Il Vecchio drappo
viene sostituito il 15 giugno 1978 ed è tuttora custodito dal 1° Gruppo
Artiglieria Cacciatori delle Alpi.
“Il 12 novembre 1999 il 1° Gruppo viene soppresso e la sua
Bandiera torna al sacrario delle Bandiere all’Altare della Patria in Roma e la
Scuola assume l’attuale ordinamento su un Gruppo Addestrativo ed un Gruppo di
Supporto”[21].
3. Le campagne di Guerra
Seconda
d’indipendenza (1859): 1^ e 2^ Batteria.
Centro
Meridione (1860-1861): 1^, 2^, 3^, 4^ e 5^ Batteria.
Terza
d’Indipendenza (1866): 1^, 2^, 3^, 4^ e 5^
Batteria.
Liberazione di Roma (1870): 2^, 3^ e 4^ Batteria.
Guerre combattute dal 1° Reggimento e dalla Brigata Alpi
Eritrea
(1895-1897) il 1° Rgm. concorre alla
formazione di due batterie e di vari servizi con 2 ufficiali e 156 uomini. La
Brigata Alpi concorre alla formazione di del V°, XVI°, XIX°, XXX° Battaglione,
fornendo 17 ufficiali e 516 uomini. IL 1° marzo il V° e il XVI° Battaglione
partecipano alla battaglia di Adua.
Libia
(1911-1912) il 1° Rgm. concorre alla
formazione di un comando di gruppo e di una batteria con 4 ufficiali e 87
uomini. Fornisce inoltre 111 soldati al 22° e al 24° mobilitati. La brigata
partecipa alla guerra con il 52° Reggimento Fanteria che prende parte, il 20
settembre 1912, ai combattimenti di Sidi Bilai. Il 51° Rgm. Fanteria concorre
alla mobilitazione del 34°, 52°, 60°, 82° e 89° Reggimento Fanteria fornendo
complessivamente 24 ufficiali e 1270 uomini.
Prima Mondiale (1915-1918)
1915
Tofane (giu. – Ago.) – Col di Lana (ago. – Nov.) –
Settore S. Pellegrino (nov.)
1916
Val Travignolo (giu.) – Castelletto (lug.) –
Costabella, Cima Bocche, Colbricon (lug. – Nov.)
1917
Marmolada (mar. – giu.) – M. Sief (set.) – M. Tomba,
Monfenera (nov)
1918
Asolone (giu.) – Col della Berretta, Col Caprile (mag.
– giu.) – M. Grappa (giu. – lug.) – Vittorio Veneto: M. Grappa (24 ott. – 4
nov.)
Africa
Orientale (1935 – 1936): costituisce
il XXX gr. salmerie e fornisce a reparti vari 6 ufficiali e 321 soldati.
Seconda Mondiale (1940 – 1945)
1940
fronte alpino occidentale (11 – 26 giu.)
1941 fronte
greco-albanese. Il reggimento sbarca a Durazzo il 19 gennaio. Raggiunge subito
la zona delle operazioni a nord della Vojussa e si schiera a Chiafa e Scoses e
a Malì Tepelit, ove prende parte ai duri combattimenti difensivi durante
l’inverno, e alla successiva vittoriosa avanzata oltre Klisura nella vallata
della Vojussa e fino al Ponte Perati. Dal 14 giugno svolge compiti di
occupazione, prima nel Montenegro e poi in Croazia e Dalmazia.
1942 – 43 operazioni
di controguerriglia in Dalmazia e successivamente in Slovenia.
4. Appendice
Granatieri di Sardegna
I Granatieri di
Sardegna derivano dal reggimento chiamato di Guardia, creato da Carlo Emanuele II di Savoia il 18 aprile del
1659. Il corpo sin dalla sua creazione beneficava di particolari privilegi,
come il montare di guardia al palazzo ducale o avere, nel campo di battaglia i
posti più pericolosi. Nel 1685 Vittorio Amedeo II predisponeva che in ogni
compagnia del reggimento di Guardia
fossero presenti sei uomini incaricati di ‘lanciare piccole bombe dette
granate’[23] da
qui il nome Granatieri. Nella
restaurazione del 1814 il corpo, disciolto negli anni precedenti, viene
ricostituito da Vittorio Emanuele I che, uscito dall’esilio sardo, aggiunge il Reggimento di Sardegna alla Brigata Guardie con il nome di Cacciatori Guardie. Dopo la sua
soppressione del 1852, furono incorporati nei due reggimenti delle Guardie che
prendono il nome di Granatieri Guardie di
Sardegna e successivamente Granatieri
di Sardegna.
5. I ‘Cacciatori delle Alpi’ nella Seconda Guerra Mondiale
1940 Lo Stato Maggiore del Regio Esercito data l’imminente entrata in guerra, decide di rafforzare i confini del Fronte Alpino occidentale; Badoglio, preoccupato di un possibile attacco francese, dichiara che ‘...per l’Esercito occorre preparare quanto occorre alla frontiera occidentale per respingere qualsiasi attacco’[24]. La 22ª Divisione Fanteria Cacciatori delle Alpi, comandata dal Generale Dante Lorenzelli, viene trasferita verso i luoghi di radunata nelle regioni nord orientali per confluire nella 1ª Armata, sotto la direzione del XV Corpo d’Armata. La 22ª Divisione Fanteria Cacciatori delle Alpi è così costituita: 51° e 52° reggimento fanteria Alpi, 1°Reggimento Artiglieria di Divisione di Fanteria, XXII battaglione mortai, CV battaglione cc.nn., 22ª compagnia cannoni da 47/32, 56ª compagnia artieri, 22ª compagnia t.r.t. e dalla 21ª sezione fotoelettricisti. A pochi giorni dall’inizio del conflitto apprendiamo che al XV Corpo d’Armata, che aveva ricevuto la Divisione Cacciatori delle Alpi come rinforzo, viene affidata l’operazione contrassegnata con la lettera di riconoscimento ‘R’. L’operazione ‘R’ prevedeva, come prima mossa l’arroccamento presso Mentone – Castillon. Il controllo del territorio avrebbe consentito di liberare il territorio dalle fortificazioni nemiche, già da tempo predisposte, per consentire l’attacco della fanteria. Tale operazione, inizialmente subordinata all’operazione ‘M’ acquista una sua importanza autonoma.
1941
[1] Cfr.,
Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Il Generale Giuseppe Garibaldi, Roma, pp. 13-14.
[2] Cfr.,
Ibidem, p. 63.
[3] Cfr.,
Conte di Cavour in Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Il Generale Giuseppe Garibaldi, Roma, p.
132.
[4] Cfr.,
I Cacciatori delle Alpi, Biblioteca
ufficio storico, Stato Maggiore dell’Esercito, Roma, pp. 4-5.
[5]
‘Nella terminologia militare furono denominati Cacciatori delle Alpi i soldati (volontari) che venivano impiegati in guerra per speciali missioni
di avanscoperta, di imboscate o di fiancheggiamento, che richiedevano
ardimento, velocità e destrezza. Essi venivano scelti fra i volontari dotati di
resistenza fisica, audacia ed esperienza nell’uso delle armi’. Cfr. Sito
Internet: ‘Il 52° Battaglione Alpi’,
http//www.central.it/52/
[6] Cfr.,
I Cacciatori delle Alpi, Biblioteca
ufficio storico, Stato Maggiore dell’Esercito, Roma, p. 6.
[7] In
Piemonte i primi reparti di tale specialità si avranno nel 1786.
[8] Cfr.,
Generale Nicolò Giacchi in Bollettino Ufficio Storico, 1934, Roma, pp. 686-684.
[9] Cfr.,
Le Forze Armate del Regno d’Italia, 1938 – XVI, p. 151.
[10] Ivi
[11]
Cfr., Le forze Armate del Regno d’Italia, Regio Esercito, Vol 1, parte 3, anno
1938-XVI, p.355.
[12] In
Appendice.
[13]
Cfr., Stato Maggiore dell’Esercito, V reparto – Ufficio Storico, Profilo storico del 1° Gruppo Artiglieria
‘Cacciatori delle Alpi’, Roma.
[14] Ivi.
[15] Ivi.
[16]
Cfr., Gen. Prato, La scuola di Artiglieria,
p. 159.
[17]
Cfr., Bollettino Ufficio Storico, 1928, pp. 536-537.
[18]
Cfr., Bollettino Ufficio Storico, 1926, p. 268.
[19] Gen.
Prato, La scuola di Artiglieria, p.
157.
[20] Gen.
Prato, La Scuola di Artiglieria, p.
159.
[21] Tratto da: Sito dell’Esercito Italiano - http://www.esercito.difesa.it/
[22]
Stato Maggiore dell’Esercito, V reparto – Ufficio Storico, Profilo storico del 1° Gruppo Artiglieria ‘Cacciatori delle Alpi’,
Roma.
[23]
Cfr., Bollettino Ufficio Storico, 1934, Roma, pp. 681-683.
[24]
Cfr., SME - Ufficio Storico, Le
operazioni del Giugno 1940 sulle Alpi occidentali, p. 50.
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