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lunedì 11 novembre 2013

Reminescenze del servizio militare: "1° Gruppo Artiglieria Cacciatori delle Alpi" articolo scritto per la rivista militare dell'E.I. (mai pubblicato)


IL 1° Gruppo Artiglieria “Cacciatori delle Alpi”


ULTRA PRIMUM


 


«...trovandoti attaccato, tu devi sempre combattere vigorosamente, anche se la tua forza sia inferiore... in tutta la mia vita, ho sempre creduto che meglio è picchiare che accovacciarsi...»

                                               Giuseppe Garibaldi

 

 

1.    Giuseppe Garibaldi


 Non si può parlare dei Cacciatori delle Alpi senza prima citare il loro primo comandante Giuseppe Garibaldi. Nasce a Nizza nel 1807; sin da ragazzo mostra di possedere coraggio mostrando spirito avventuroso, che lo porterà ad imbarcarsi come marinaio, e lo vede già capitano di un mercantile all’età di venticinque anni. Intorno al 1832 si avvicina ai movimenti patriottici europei e italiani, in modo particolare alla Giovane Italia di Giuseppe Mazzini. Nel 1836 sbarca a Rio de Janeiro dalla nave, battente bandiera francese, Nautonnier. Come molti patrioti italiani prima di lui era dovuto fuggire poiché condannato a morte, (in contumacia) dal Consiglio di guerra divisionale di Genova; in qualità di capo della rivolta scoppiata in quella città nel febbraio del 1834. Garibaldi rimane in territorio americano fino al 1848, e in questi anni frequenterà ‘la sua vera, unica e magnifica scuola di guerra...’[1], durante gli anni che rimarrà in America, infatti, si dedicherà in numerose imprese militari: al servizio della Repubblica di Rio Grande do Sul, minacciata dall’Impero brasiliano; o al servizio della Repubblica della Banda Orientale (l’attuale Uraguay) proteggendola dalle mire conquistatrici del dittatore della Repubblica Argentina Rosas. E’ chiaramente impossibile, e inutile per l’economia del nostro lavoro, voler rievocare tutte le imprese americane legate all’Eroe Garibaldi; è sufficiente ricordare che lo dotarono dell’esperienza e di quel personale stile di comando che lo contraddistinse nelle battaglie intraprese in Patria.

Dopo dodici anni di lotte all’estero Garibaldi sente l’esigenza di fare ritorno in Italia e, quando nel 1848, viene a sapere che Messina e Palermo sono insorte, decide immediatamente la partenza. Il 15 aprile ‘salpa da Montevideo con 63 legionari su di un brigantino cui ha posto il nome di Speranza’.[2] Durante il tragitto di ritorno approda a Santa Pola, in Spagna, dove raccoglie nuove notizie sulla cacciata degli austriaci da Milano e da Venezia, la liberazione della Lombardia e del Veneto e la guerra di Indipendenza iniziata da Carlo Alberto, poche notizie ma sufficienti a fargli cambiare rotta e approdare Nizza (21 giugno) per offrire i suoi servigi al Re.

Partecipa alla seconda Guerra di Indipendenza riportando numerose vittorie ma, in seguito all’armistizio di Villafranca, deve interrompere le operazioni.
 

Origine dei ‘Cacciatori delle Alpi’


 
Alla vigilia della guerra del Regno di Sardegna contro l’Impero Austriaco Cavour pensa di costituire un esercito di volontari da affiancare a quello regolare che facesse ‘l’ufficio del pesciolino che precede e spiana dappertutto il passo alla balena’[3] Il Conte di Cavour si rende conto che la costituzione di un corpo di volontari, sarebbe stato molto utile per dimostrare all’Europa che si stava per intraprendere non una guerra di conquista ma una guerra nazionale per aiutare i popoli oppressi. In questo modo avrebbe anche potuto riunire sotto un’unica bandiera tutti i patrioti rivoluzionari che erano contrari alla Monarchia indirizzandoli vero un comune nemico.

Nonostante ‘il ministro della guerra, Generale Lamarmora, fosse ostile alla sua proposta, il Conte ordina la formazione di un corpo di volontari sotto la direzione del Ministero dell’interno (di cui deteneva il portafogli’[4]) affidandone il comando a Giuseppe Garibaldi. Il corpo di volontari che chiamerà Cacciatori delle Alpi[5], viene costituito il 7 marzo dello stesso anno.

 

“Visti gli articoli 4 e 6 del Reale Decreto del 7 marzo 1859, sulla proposizione del Maggior Generale Cialdini, abbiamo incaricato il signor Garibaldi Giuseppe delle funzioni di Maggior Generale Comandante del Corpo dei Cacciatori delle Alpi, con l’autorità e competenza stabilite dal precitato Reale Decreto. Che presti il dovuto Giuramento”.

 

Il Presidente del Consiglio dei Ministri

C. Cavour

 Il 7 settembre 1859 il corpo Cacciatori delle Alpi si organizza in una brigata su tre reggimenti.

L’arruolamento dei volontari procede velocemente, molti ne arrivano dalla Toscana, dall’Emilia, dal Veneto, dalla Lombardia ma anche dalle Marche, da Roma, un po’ meno dal meridione e dalla Sicilia. ‘Il corpo doveva essere costituito da otto compagnie (due battaglioni) ed essere aumentato poi di altre sedici compagnie, ma all’inizio il quadro degli ufficiali viene formato soltanto per otto’.[6]

I Cacciatori delle Alpi[7], che già nel 1848, avevano partecipato alla difesa di Venezia e di Vicenza, sotto il comando illuminato del Maggior Generale Giuseppe Garibaldi, affronteranno la seconda guerra di indipendenza del 1859 Nel 1860, dopo il tentativo di ribellione operato da Palermo e soffocato con le armi il 4 aprile di quell’anno, si pone al comando della spedizione di liberazione della Sicilia partita nel mese di maggio da Quarto (GE). Sbarca a Marsala e, città dopo città, il 26 ottobre consegna la Sicilia, libera dal giogo Borbonico, al Re Vittorio Emanuele. Nel 1866 Partecipa alla terza guerra di indipendenza nuovamente al comando dei reparti volontari. Nel 1867 è a capo di una spedizione per la conquista di Roma purtroppo, sia per colpa delle numerose diserzioni che a causa della totale indifferenza della popolazione, fallisce l’impresa subendo la sconfitta a Mentana. Tornato a Caprera muore il 2 giugno 1882.

2.    Storia del 1° Gruppo Artiglieria ‘Cacciatori delle Alpi’


 

Il 7 marzo 1859 nasce il corpo volontario Cacciatori delle Alpi, organizzato in Brigata su tre reggimenti di stanza a Cuneo e Savignano: il 1° Rgm. viene affidato a Enrico Cosenz, un Tenente Colonnello, ufficiale borbonico che difese Venezia nel 1848; il 2° Rgm. viene affidato al Tenente Colonnello Medici, noto per aver difeso Roma nel 1849; il 3° Al Tenente Colonnello Arduino.[8] A capo di questi uomini viene inizialmente posto il Colonnello Cialdini, del 23° fanteria di Novara. Dopo pochi giorni gli succede Giuseppe Garibaldi, promosso Maggior Generale dal Re di Sardegna. Con decreto del 17 aprile i Cacciatori delle Alpi entrano a far parte dell’Esercito Regolare. A questi reparti si aggiungono:

«...in aprile, una compagnia guide a cavallo, e un drappello di carabinieri genovesi che costituiranno il nucleo di una Iª compagnia di Bersaglieri; in maggio, una batteria di artiglieria, un reparto treno, un’ambulanza e una compagnia infermieri; in giugno, una compagnia zappatori del genio, un battaglione bersaglieri valtellinesi, un battaglione adolescenti; in luglio, le compagnie bersaglieri 2^, 3^, 4^...»[9]. Successivamente anche il Reggimento Cacciatori degli Appennini passa a far parte del corpo diventando 4^ Reggimento.

Il 16 maggio 1859 Garibaldi riceve l’Ordine di valicare il Ticino e, benché la direttiva di Re Vittorio è molto generica, Garibaldi riesce ad interpretarla magnificamente, riportando la vittoria nei combattimenti di Sesto Calende, Varese, Malnate, San Fermo, Laverno e più tardi liberando Brescia. I due mesi di campagna costarono trecento morti e feriti ma anche due medaglie d’argento alle Bandiere del 51° e 52° Rgm., derivati dai Cacciatori delle Alpi. Alla fine di giugno l’armistizio fa interrompere ogni attività e il 7 agosto Garibaldi lascia il comando della brigata.

Il 7 settembre il Ministero decide di riorganizzare il Corpo dei Cacciatori delle Alpi in una sola Brigata di due Reggimenti di quattro battaglioni ciascuno. Il nuovo Corpo prenderà il nome di Brigata Cacciatori delle Alpi e sarà costituito dal I° Reggimento, costituito con i soppressi reggimenti 2° e 5° e dalle quattro compagnie dei bersaglieri, e dal II° Reggimento, costituito con i soppressi reggimenti 1°,3°,4°, e con una parte del battaglione adolescenti.

Con Regio Decreto del 14 maggio 1860 viene stabilito che la brigata prendesse il nome di Brigata delle Alpi, e che i due reggimenti prendessero la numerazione di 51° e 52° reggimento Fanteria Alpi[10].

Per effetto del Regio Decreto del 13 novembre 1870 nasce un nuovo Reggimento con il nome di 11° Reggimento Artiglieria – da Campagna Alla sua formazione concorrono: il 4° Rgm. d’artiglieria (da piazza) con 5 compagnie da piazza; i reggimenti d’artiglieria (da campagna) 5° e 8° con 3 batterie ciascuno; mentre il 7° reggimento d’artiglieria con 2 batterie; e il corpo del treno d’armata con 2 compagnie treno.[11]

Il 1° gennaio 1873 l’11° Reggimento Artiglieria, diventa 1° Reggimento Artiglieria da Campagna che costituisce una parte della 22ª Divisione di Perugia (con sede a Foligno (PG). Per effetto di questa trasformazione il 1° Rgm. a. eredita tutte le tradizioni dell’artiglieria Sarda e Italiana.

Il 30 settembre 1873 a causa della Legge del riordinamento dell’Esercito, che divide la specialità da campagna da quella da fortezza, trasferisce le sue quattro compagnie da fortezza al 12° Rgm. artiglieria da fortezza che si sta formando; e diviene unità ‘da campagna’.

Il 1° gennaio 1874, in seguito al passaggio del 1° Rgm. d’artiglieria (pontieri) all’arma del Genio, l’11° Reggimento Artiglieria prende il nome di 1° Reggimento Artiglieria; inoltre, dal 1° giugno 1882, assume il nome di 1° Reggimento artiglieria da Campagna. Il 1° novembre 1884 cede due batterie al 12° Rgm. Il 1° novembre 1888 cede otto batterie partecipando alla costituzione del 13° reggimento artiglieria da campagna, alla quale cederà, nel maggio 1908, la 2ª compagnia treno. Il 1° gennaio 1928 cede il II° gruppo al 33° Rgm. a. cam. e, durante la 1 Guerra Mondiale, il deposito reggimentale, costituisce i comandi del 37° e 55° Rgm. artiglieria da campagna, una batteria artiglieria da montagna (101°) e due batterie artiglieria d’assedio (266° e 609°). Nel 1917 concorre alla costituzione del 56° Rgm. artiglieria da campagna. Il 1° ottobre 1934 il gr. da 75/27 è disciolto e sostituito da un gr. da 75/13 formato con personale proveniente dal 19° Rgm. a. cam.; tale reparto il 1° ottobre 1938 viene ceduto al 52° Rgt. a.

Ottobre 1934, assume la denominazione di 1° Reggimento Artiglieria di Divisione di Fanteria che, nel gennaio 1935, cambia in 1° Reggimento Artiglieria ‘Cacciatori delle Alpi’.

Il 19 gennaio 1936 il Rgm. riceve lo Stendardo, concesso ai Reggimenti dell’Arma con decreto 14 novembre 1935.

Il 1° settembre 1939 il deposito reggimentale forma un gr. da 75/13 che è ceduto al ricostituito 34° Rgm. a. Il 10 giugno 1940 il 1° è inquadrato nella Divisione di Fanteria Cacciatori delle Alpi (22^), insieme ai Reggimenti 51° e 52° Fanteria; ne fanno parte un gr. da 100/17, un gr. da 75/27, un gr. da 75/13 e una Btr. c/a da 20 mm. Tale ordinamento subisce in seguito varie modifiche e all’inizio del 1941 il Rgm. è così costituito: cdo, reparto cdo, un gr. da 100/17, due gr. da 75/18, una Btr. c/a da 20 mm. L’8 settembre 1943, in seguito all’armistizio, il Rgm. viene sciolto.

Ricostituito il 1° dicembre 1948, a L’Aquila, il 1° Reggimento Artiglieria da Campagna viene assegnato alla Divisione Granatieri di Sardegna[12]; ne fanno parte il Reparto Cdo con il I° e II° gr. da 88/27 ed un III° gr da 88/27 è in vita dal 10 aprile 1949 al 1° aprile 1950.

Nel 1951 il rgt. subisce una trasformazione organica che riguarda la formazione del III° gr. a. c/a l. da 40/56 e di un sottoraggruppamento c/c con un IV° V° gr. c/c.

Nell’aprile del 1953 il reggimento viene sciolto.

Il 1° febbraio dello stesso sono formati, presso il C.A.A.R. d’Artiglieria in Civitavecchia, due gr. smv. Da 105/22 ed un gr. smv. c/c da 90/50 per il nascente 133° Reggimento Artiglieria Corazzata.

Il 31 marzo il 133° Rgm. a. corazzata è costituito e dal 10 maggio successivo diventa 1° Reggimento Artiglieria Corazzata ‘Pozzuolo del Friuli’ ricevendo la Bandiera del disciolto 1° rgm. a. cam.[13]

Assegnato alla medesima unità, comprende cdo, reparto cdo, I° e II° gr. smv. da 105/22, IV° gr. smv. c/c da 90/50, V° gr. c/a l. da 40/56.

Nel corso del 1955 tale organico viene modificato su cdo., reparto cdo. I°, II° e III° gr smv. da 105/22, gr. misto (due btr. c/a l. con materiali da 40/56 e 12,7 ed una btr. c/c smv. da 90/50 che sarà sciolta nell’ottobre 1956); Sezione Aerei Leggeri (S.A.L.) che diviene poi Reparto (R.A.L.) .

Durante l’anno 1958 avvengono nuovi movimenti: il 1° maggio il 1° gr. viene ceduto all’11° rgm. a. cam., il 30 novembre il II° gr. è trasferito al 33° rgt. a. cam., il 22 dicembre il gr. misto viene sciolto ed infine il 31 dicembre ceduto il III° gr. al 13° rgm. a. cam. e trasferito il R.A.L. al 4° rgm. f. cor. Infine il 31 dicembre, dello stesso anno, il reggimento viene sciolto, cedendo i suoi gr. smv. alle Divisioni di Fanteria ‘Legnano’, ‘Folgore’ e ‘Granatieri di Sardegna’.[14]

La Bandiera è versata al Sacrario del Vittoriano.

Dopo la ristrutturazione dell’Esercito, il 2 maggio 1976 nasce a Bracciano, nella realtà della scuola di Artiglieria, il 1° Gruppo Artiglieria da Campagna Semovente Cacciatori delle Alpi che eredita le tradizioni del 1° Rgm. ricevendone la Bandiera (con decreto 12 novembre 1976).

Nel Gruppo confluiscono i quadri del preesistente VIII° gr. a. cam. smv. di C.A. e due btr. del disciolto 18° gr. a. cam. ‘Gran Sasso’. Inizialmente su tre btr. da 155/23, due delle quali su scafo smv. M44 ed una su scafo smv. M109 con sezione ‘Lance’, dal 1° aprile 1981 assume una nuova struttura ordinativa su: cdo. E btr. cdo. e servizi; 1^ btr. da 155/23T.M.; 2^ btr. da 155/39 FH/70 ; 3^ btr. da 155/23 smv. M109G poi da 155/39smv. M109L; 4^ btr. da 155/23 smv. M44 poi, dal 1982, SP70. Nella circostanza prende il nome di 1° Gruppo Artiglieria ‘Cacciatori delle Alpi’.[15]

Nel 1987 la 4^ btr. diviene ‘MLRS sperimentale’ ed è quindi sciolta nel 1989 anno in cui il Gruppo inquadra la Batteria Specialisti (proveniente dal disciolto Gruppo Specialisti della Scuola) e la Batteria Trasporti e Mantenimento (già Autoreparto del Comando e Servizi della Scuola).

La cravatta rossa


L’uso della cravatta rossa, che è il simbolo delle tradizioni garibaldine dei Reggimenti Cacciatori delle Alpi viene concesso, con circolare n° 847 del 7 dicembre 1938, al 1° Reggimento Artiglieria e a tutti i componenti della Divisione Cacciatori delle Alpi, compreso il Comandante.[16] La Cravatta rossa ricorda l’uniforme, divenuta regolamentare nel 1866, che contraddistingueva il corpo di volontari chiamato da Garibaldi Cacciatori delle Alpi.

La camicia rossa


La camicia rossa viene adottata per la prima volta dalla Legione Italiana di Montevideo, la scelta del colore, che rimarrà legato al ricordo delle truppe garibaldine e di conseguenza ai corpi che da queste discendono, fu occasionale. Nel 1846 i porti del Sud America erano bloccati e, dovendo fornire una divisa ai legionari italiani, ci si rivolse a un magazzino di Buenos Aires che aveva una grossa partita di tessuti invenduti a causa della crisi. Il colore piacque a Garibaldi e i legionari vennero dotati, in poco tempo, di quelle bluse rosse che divennero leggendarie.[17]

La divisa rossa non venne però adottata da tutti, questa sarà considerata uniforme regolamentare per i volontari, soltanto nel 1866, durante la campagna del Tirolo.

Obbedisco


 La tradizione garibaldina, che può meritatamente vantare il 1° Gruppo Artiglieria Cacciatori delle Alpi è mantenuta viva nel ricordo del famoso – OBBEDISCO – ancora oggi gridato dagli Artiglieri del 1° durante l’Alzabandiera. Il Maggiore Generale Giuseppe Garibaldi rispondeva così al telegramma del Generale Lamarmora che lo invitava a ritirarsi dal Tirolo:

‘Ho ricevuto dispaccio 1072, Obbedisco. GARIBALDI’[18]

Stemma Araldico


Lo Stemma Araldico del reparto ne blasona con precisione la storia centenaria, mettendone in risalto gli elementi più importanti.

‘Lo scudo è pieno e non suddiviso, tutto di rosso a ricordo dell’epopea garibaldina e del sangue generosamente versato dagli artiglieri del 1° gruppo per la libertà e l’indipendenza della Patria. Al centro dello scudo una cotissa d’argento ricorda gli alamari dei Granatieri di Sardegna, dei quali il Corpo costituì l’indispensabile supporto di fuoco’. [19] (Nello scudo i colori rosso e argento assumono un significato particolare, sono collegati alla tradizione risorgimentale del Gruppo in quanto sono i colori del Piemonte’ e all’inquadramento del reggimento al tempo della concessione dello Stemma, nella divisione ‘Granatieri di Sardegna’) La testa di medusa d’oro sottolinea l’appartenenza del Gruppo alla specialità da campagna, mentre il leone rampante d’argento, impugnante una spada in palo, con la zampa posteriore sinistra su un monte che esce da un mare fluttuoso ricorda che il 1° da campagna è stato impiegato oltremare.

Sullo scudo il fregio dell’Arma di Artiglieria, specialità da campagna con l’indicazione del numero del Gruppo, sormontato da un elmo legionario romano cimato da tre foglie d’oro di quercia. Sotto la punta dello scudo, su lista d’argento, svolazzante, con le estremità bifide di nero filettate d’oro, con la concavità rivolta verso l’alto il motto: Ultra Primum.

La Bandiera[20]


Il 14 novembre del 1935 con il Regio Decreto 2043 viene concesso a tutti i Reggimenti d’Artiglieria l’uso dello stendardo; lo riceve solennemente anche il 1° Reggimento d’Artiglieria da Campagna. dal giugno del 1940 insieme al Reggimento, la Bandiera partecipa al secondo Conflitto Mondiale. Per non far cadere la Bandiera nelle mani dei tedeschi, il 9 settembre del 1943 il drappo e la lancia vennero nascosti nello zaino dell’Alfiere del Reggimento e seguirono quest’ultimo nelle amare vicissitudini sella prigionia nei campi di concentramento. Alla fine della Guerra la Bandiera fu riconsegnata al ricostituito 1° Reggimento, fino al 31 dicembre 1958 data in cui fu sciolto. Conseguentemente alla costituzione del 1° gruppo da campagna Semovente Cacciatori delle Alpi in data 2 maggio 1976 la Bandiera viene consegnata al Gruppo. Il Vecchio drappo viene sostituito il 15 giugno 1978 ed è tuttora custodito dal 1° Gruppo Artiglieria Cacciatori delle Alpi.

 
“Il 12 novembre 1999 il 1° Gruppo viene soppresso e la sua Bandiera torna al sacrario delle Bandiere all’Altare della Patria in Roma e la Scuola assume l’attuale ordinamento su un Gruppo Addestrativo ed un Gruppo di Supporto”[21].

 

3.    Le campagne di Guerra


 Guerre combattute dalle unità preesistenti e confluite nel Reggimento[22]

 Prima d’Indipendenza           (1848-1849):   1^ e 2^ Batteria.

Seconda d’indipendenza       (1859):                        1^ e 2^ Batteria.

Centro Meridione                   (1860-1861):   1^, 2^, 3^, 4^ e 5^ Batteria.

Terza d’Indipendenza                        (1866):                        1^, 2^, 3^, 4^ e 5^ Batteria.

Liberazione di Roma              (1870):                        2^, 3^ e 4^ Batteria.


Guerre combattute dal 1° Reggimento e dalla Brigata Alpi


 
Eritrea (1895-1897)    il 1° Rgm. concorre alla formazione di due batterie e di vari servizi con 2 ufficiali e 156 uomini. La Brigata Alpi concorre alla formazione di del V°, XVI°, XIX°, XXX° Battaglione, fornendo 17 ufficiali e 516 uomini. IL 1° marzo il V° e il XVI° Battaglione partecipano alla battaglia di Adua.

Libia (1911-1912)       il 1° Rgm. concorre alla formazione di un comando di gruppo e di una batteria con 4 ufficiali e 87 uomini. Fornisce inoltre 111 soldati al 22° e al 24° mobilitati. La brigata partecipa alla guerra con il 52° Reggimento Fanteria che prende parte, il 20 settembre 1912, ai combattimenti di Sidi Bilai. Il 51° Rgm. Fanteria concorre alla mobilitazione del 34°, 52°, 60°, 82° e 89° Reggimento Fanteria fornendo complessivamente 24 ufficiali e 1270 uomini.

 

Prima Mondiale (1915-1918)

 

1915                               Tofane (giu. – Ago.) – Col di Lana (ago. – Nov.) – Settore S. Pellegrino (nov.)

1916                               Val Travignolo (giu.) – Castelletto (lug.) – Costabella, Cima Bocche, Colbricon (lug. – Nov.)

1917                               Marmolada (mar. – giu.) – M. Sief (set.) – M. Tomba, Monfenera (nov)

1918                               Asolone (giu.) – Col della Berretta, Col Caprile (mag. – giu.) – M. Grappa (giu. – lug.) – Vittorio Veneto: M. Grappa (24 ott. – 4 nov.)

 
Africa Orientale (1935 – 1936):         costituisce il XXX gr. salmerie e fornisce a reparti vari 6 ufficiali e 321 soldati.

Seconda Mondiale (1940 – 1945)

 
1940                               fronte alpino occidentale (11 – 26 giu.)

1941                fronte greco-albanese. Il reggimento sbarca a Durazzo il 19 gennaio. Raggiunge subito la zona delle operazioni a nord della Vojussa e si schiera a Chiafa e Scoses e a Malì Tepelit, ove prende parte ai duri combattimenti difensivi durante l’inverno, e alla successiva vittoriosa avanzata oltre Klisura nella vallata della Vojussa e fino al Ponte Perati. Dal 14 giugno svolge compiti di occupazione, prima nel Montenegro e poi in Croazia e Dalmazia.

1942 – 43        operazioni di controguerriglia in Dalmazia e successivamente in Slovenia.

4.    Appendice


Granatieri di Sardegna

I Granatieri di Sardegna derivano dal reggimento chiamato di Guardia, creato da Carlo Emanuele II di Savoia il 18 aprile del 1659. Il corpo sin dalla sua creazione beneficava di particolari privilegi, come il montare di guardia al palazzo ducale o avere, nel campo di battaglia i posti più pericolosi. Nel 1685 Vittorio Amedeo II predisponeva che in ogni compagnia del reggimento di Guardia fossero presenti sei uomini incaricati di ‘lanciare piccole bombe dette granate’[23] da qui il nome Granatieri. Nella restaurazione del 1814 il corpo, disciolto negli anni precedenti, viene ricostituito da Vittorio Emanuele I che, uscito dall’esilio sardo, aggiunge il Reggimento di Sardegna alla Brigata Guardie con il nome di Cacciatori Guardie. Dopo la sua soppressione del 1852, furono incorporati nei due reggimenti delle Guardie che prendono il nome di Granatieri Guardie di Sardegna e successivamente Granatieri di Sardegna.

5.    I ‘Cacciatori delle Alpi’ nella Seconda Guerra Mondiale

1940        Lo Stato Maggiore del Regio Esercito data l’imminente entrata in guerra, decide di rafforzare i confini del Fronte Alpino occidentale; Badoglio, preoccupato di un possibile attacco francese, dichiara che ‘...per l’Esercito occorre preparare quanto occorre alla frontiera occidentale per respingere qualsiasi attacco’[24]. La 22ª Divisione Fanteria Cacciatori delle Alpi, comandata dal Generale Dante Lorenzelli, viene trasferita verso i luoghi di radunata nelle regioni nord orientali per confluire nella 1ª Armata, sotto la direzione del XV Corpo d’Armata. La 22ª Divisione Fanteria Cacciatori delle Alpi è così costituita: 51° e 52° reggimento fanteria Alpi, 1°Reggimento Artiglieria di Divisione di Fanteria, XXII battaglione mortai, CV battaglione cc.nn., 22ª compagnia cannoni da 47/32, 56ª compagnia artieri, 22ª compagnia t.r.t. e dalla 21ª sezione fotoelettricisti. A pochi giorni dall’inizio del conflitto apprendiamo che al XV Corpo d’Armata, che aveva ricevuto la Divisione Cacciatori delle Alpi come rinforzo, viene affidata l’operazione contrassegnata con la lettera di riconoscimento ‘R’. L’operazione ‘R’ prevedeva, come prima mossa l’arroccamento presso Mentone – Castillon. Il controllo del territorio avrebbe consentito di liberare il territorio dalle fortificazioni nemiche, già da tempo predisposte, per consentire l’attacco della fanteria. Tale operazione, inizialmente subordinata all’operazione ‘M’ acquista una sua importanza autonoma.

1941         

 

 



[1] Cfr., Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Il Generale Giuseppe Garibaldi, Roma, pp. 13-14.
[2] Cfr., Ibidem, p. 63.
[3] Cfr., Conte di Cavour in Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Il Generale Giuseppe Garibaldi, Roma, p. 132.
[4] Cfr., I Cacciatori delle Alpi, Biblioteca ufficio storico, Stato Maggiore dell’Esercito, Roma, pp. 4-5.
[5] ‘Nella terminologia militare furono denominati Cacciatori delle Alpi i soldati (volontari) che venivano impiegati in guerra per speciali missioni di avanscoperta, di imboscate o di fiancheggiamento, che richiedevano ardimento, velocità e destrezza. Essi venivano scelti fra i volontari dotati di resistenza fisica, audacia ed esperienza nell’uso delle armi’. Cfr. Sito Internet: ‘Il 52° Battaglione Alpi’, http//www.central.it/52/
[6] Cfr., I Cacciatori delle Alpi, Biblioteca ufficio storico, Stato Maggiore dell’Esercito, Roma, p. 6.
[7] In Piemonte i primi reparti di tale specialità si avranno nel 1786.
[8] Cfr., Generale Nicolò Giacchi in Bollettino Ufficio Storico, 1934, Roma, pp. 686-684.
[9] Cfr., Le Forze Armate del Regno d’Italia, 1938 – XVI, p. 151.
[10] Ivi
[11] Cfr., Le forze Armate del Regno d’Italia, Regio Esercito, Vol 1, parte 3, anno 1938-XVI, p.355.
[12] In Appendice.
[13] Cfr., Stato Maggiore dell’Esercito, V reparto – Ufficio Storico, Profilo storico del 1° Gruppo Artiglieria ‘Cacciatori delle Alpi’, Roma.
[14] Ivi.
[15] Ivi.
[16] Cfr., Gen. Prato, La scuola di Artiglieria, p. 159.
[17] Cfr., Bollettino Ufficio Storico, 1928, pp. 536-537.
[18] Cfr., Bollettino Ufficio Storico, 1926, p. 268.
[19] Gen. Prato, La scuola di Artiglieria, p. 157.
[20] Gen. Prato, La Scuola di Artiglieria, p. 159.
[21]  Tratto da: Sito dell’Esercito Italiano - http://www.esercito.difesa.it/
[22] Stato Maggiore dell’Esercito, V reparto – Ufficio Storico, Profilo storico del 1° Gruppo Artiglieria ‘Cacciatori delle Alpi’, Roma.
[23] Cfr., Bollettino Ufficio Storico, 1934, Roma, pp. 681-683.
[24] Cfr., SME - Ufficio Storico, Le operazioni del Giugno 1940 sulle Alpi occidentali, p. 50.

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