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mercoledì 26 novembre 2014

L'ultimo lungo abbraccio

Non lasciarmi andare,
ti prego,
non ancora.
Nutri il nostro sogno,
ricorda il sacrificio
che ci ha resi liberi.

Mi ricordo di te.
Ricordo bene quella sera,
ci siamo amati per la prima volta;
restammo delle ore ad ascoltare la notte.

Ricordo la gioia di essere insieme,
contro tutti,
contro il mondo,
poi le urla,
la paura,
correre e abbandonarsi infine,
sconfitti,
all'inevitabile destino.

Ricordo il dolore,
la pioggia,
il tuo sorriso
la mano che stringeva forte
e i tuoi occhi bagnati d'amore.

Ricordo quando tutto questo è finito,
ho chiuso gli occhi,
siamo rimasti abbracciati,
sospesi in uno spazio senza tempo,
dove nulla é più importante
tranne noi.

Ti vedo ancora a volte,
nella mia mente,
ti abbandoni nelle mie braccia,
ancora una volta,
nell'ultimo lungo abbraccio
in questo tempo.

domenica 9 novembre 2014

Mille volti di un'anima

La tremolante fiamma
di una candela
accende sensazioni sopite,
e da tempo abbandonate.
Una foto scattata al buio,
ombre che testimoniano un'altra vita.
Una gita al lago
mentre un temporale estivo
costringeva ad una vicinanza
mai provata prima.
Una bella dedica
sul retro di un'audiocassetta
segnò la fine del nostro amore.

25 marzo 1996

Ti ho conosciuto in un'altra vita,
dimensione parallela a questa.
Lucente armatura,
la spada in pugno,
un giovane guerriero
e il cavallo possente.
Avevi la stessa mia età;
il tuo esercito, io il mio.
Ragioni diverse
la stessa guerra.
Accecato dalla luce non mi sono difeso,
hai affondato la tua lama,
trafitto i miei sogni.
Non hai chiesto scusa.
Siamo ancora qui, tra la gente;
ognuno la sua crociata da combattere,
ma ora abbiamo deciso da che parte stare.

giovedì 30 ottobre 2014

COME LA PRIMA VOLTA


Sei ancora qui, 
a calmare la burrasca 
che sconvolge il mio piccolo,
ingenuo,
cuore di bambino.  

Come la prima volta
ti guardo dormire,
osservo i tuoi pensieri,
veloci evaporano alti, 
e tuoi tanti capelli
che coprono il viso,
quasi inghiottito dal cuscino. 
Non parlare,
voglio ascoltare il tuo cuore,
l'emozione di sentirlo battere insieme al mio. 

sabato 20 settembre 2014

Audio Poesie di Tiziano Borghi

Sono uscite alcune mie poesie in versione audio, per chi le volesse ascoltare lascio il link:http://www.poetipoesia.com/?audiolibro=tiziano-borghi
Namasté

venerdì 18 luglio 2014

CRESCONO

Spettrali caricature,
uomini bambini,
come dinosauri;
ci calpestano,
prosciugano i ricordi.
Come tante piccole
e fastidiose zanzare.
Di notte.
Senza rumore.

LA NOTTE

La notte, madre,
elargisce pensieri
ed ombre.
Calde braccia
accolgono distratte.
Notte gelosa,
protegge i suoi figli segreti.

lunedì 14 luglio 2014

Strepitoso Sciroppo alla lavanda

Bolli bolli pentolino: Sciroppo alla lavanda: Ho scoperto che il sapore della lavanda (che non sa di saponetta eh!) mi piace moltissimo, la metterei ovunque con grande disappunto di pi...

lunedì 2 giugno 2014

TUTTO DORME

Tutto dorme
intorno a me
tace all' infinito.

Posso ancora toccarti!

Alcuni ricordi
sono più veri di altri,
rimangono immobili,
pesanti come l'aria,
in attesa di essere liberi,
e cominciare a vivere.

Se chiudo gli occhi
sono ancora bambino
e il tempo...

C'è tempo,
ancora tempo...
se chiudo gli occhi,
i tuoi occhi,
sei ancora
ancora una volta,
Libero.

lunedì 5 maggio 2014

LA MEMORIA DELL'ACQUA

Consiglio la lettura di questo articolo sulla Memoria dell'acqua , ritengo possiate trovarlo molto interessante!



domenica 4 maggio 2014

Nuovi orizzonti di Rosella Barbaliscia

Fonte: http://salottinodellarte.wordpress.com/2014/04/27/nuovi-orizzonti-di-rosella-barbaliscia/

Era la nostra primavera, /
promesse di germogli in fiore /
ci intrigavano … /
Bastò uno sguardo /
qualche incontro /
e fu intesa e amore. /
Proseguimmo lo stesso sentiero
condividendo gioie e dolori…
Passate le stagioni calde
del pieno vigore
con frutti maturi e ridondanti
ora incombe l’autunno,
ma noi siamo qui
ancora a scrutare
nuovi orizzonti insieme …

giovedì 1 maggio 2014

Breve storia del Reiki


Fonte: http://www.reikimilano.com/storia_del_reiki.htm



Breve storia del Reiki   
INFORMAZIONI   Reiki cos'è

Breve storia del Reiki.

Esistono diverse versioni sulla storia del Reiki fondato da Usui, molte delle quali leggendarie.
Testi e siti interneortanti per fornire un’idea corretta della genesi del Reiki.
Il contesto di nascita e sviluppo del Reiki fondato da Usui, è senza dubbio buddhista.
Mikao Usui (1865 – 1926), il fondatore del sistema, era un uomo giapponese comune, di buona famiglia e appartenente alla setta della Terra Pura del buddhismo giapponese (la tomba, ritrovata all’interno di un tempio Saihoji di Jodo-Shu ovvero Setta della Terra Pura, lo indica in modo inequivocabile come “monaco buddhista”).
Lo stesso, all’età di 57 anni (quindi, nel 1922 e non alla fine del 1800 come alcuni sostengono), per motivi personali e per ragioni di ascesi spirituale, decise di ritirarsi in digiuno e meditazione per ventuno giorni sul monte Kurama, vicino a Kyoto (l’antica capitale del Giappone).
Durante questo ritiro (la leggenda parla di un’esperienza mistica avvenuta l’ultimo giorno), lo stesso avrebbe ricevuto l’illuminazione e il dono di poter ripristinare la salute delle persone.
A seguito di pratica e sperimentazione, ideò un sistema atto ad essere insegnato e diffuso, basato sulla possibilità, in ogni persona che avesse ricevuto determinate iniziazioni, di incanalare l’energia dell’Universo e di poterla donare a sé o agli altri.
Nel 1922, stesso anno in cui si verificò l’esperienza mistica, Usui aprì la “Usui Reiki Ryoho Gakkai” ad Aoyama, Tokyo.
Da Mikao Usui è scaturita una serie di discendenze di maestri che da allora fino ad oggi è in continua espansione, per i risultati reali che il Reiki ha offerto e offre.
Il primo maestro oggi conosciuto che Usui ha formato nel 1925, oltre a circa altri 16 ignoti, è Chujiro Hayashi (ex Ufficiale della Marina Imperiale Giapponese), il quale, poi, fondò in occidente, alle isole Hawaii, la prima Clinica Reiki.
E’ a lui che si deve, principalmente, da diffusione del reiki, per quanto lo stesso – come poi nuovamente la maestra Takata – abbia apportato modifiche al sistema.
Hayashi, oltre a formare a sua volta circa 12 ignoti maestri, nel 1938 designò il suo successore: la signora Hawayo Takata, un’americana – giapponese nata nelle Hawaii, curata da proprio nella clinica fondata da Hayashi e completamente guarita da un tumore in quattro mesi grazie al reiki. La stessa, prima di morire negli anni ’80, formò altri 22 maestri.

Mentre una parte di questi ha continuato l’attività didattica in Giappone e nell'Asia, altri insegnanti diffusero il Reiki in America e ne consentirono la diffusione in Europa.
Diversi insegnanti di Reiki consegnano ai loro allievi la schematizzazione del loro "lignaggio energetico", ovvero dell'indicazione dettagliata di tutti i Maestri Reiki che, dallo scopritore Mikao Usui fino ad essi, si sono trasmessi le iniziazioni al Reiki e la capacità di insegnarlo.




Video: i cinque principi del Reiki





L'insegnamento del Reiki oggi.

Per quanto il Reiki (così come riscoperto da Usui) sia relativamente "giovane", è da dire che a partire dagli anni '80 si è avuta una differenziazione di indirizzi e scuole di pensiero che hanno portato ad una diversificazione di diversi aspetti dell'insegnamento.

Si parla, in questi ultimi anni, per l'Italia, di una legge della Regione Lombardia, istitutiva di un registro al quale si sarebbero iscritti alcuni operatori.

Il testo della legge può essere trovato a questo link. Si segnala fin d'ora, in ogni caso, che la legge è dedicata ad operatori di "discipline bio-naturali" in genere e che l'iscrizione nel registro istituito, è soltanto facoltativa e non costituisce condizione necessaria per l'esercizio della professione (si veda l'art. 2, comma 3).

Sostanzialmente, ad oggi, la situazione è immutata: in Italia, non esiste albo, non esiste legge specifica sul Reiki. Uno sconosciuto insegnante conta quanto il presidente della più nota associazione. Del resto, si tratta di una materia in cui la vera Elevazione non può misurarsi attraverso una norma o l'iscrizione in un Albo.

In assenza di ogni regolamentazione e della tenuta di un qualsiasi albo, ogni operatore che avesse regolarmente raggiunto il livello di insegnante ha iniziato a formare allievi in proprio, trasmettendo le conoscenze così come ricevute dal proprio insegnante. E questo modo di procedere si è perpetuato quasi fino ad oggi.

Il problema assume una certa rilevanza qualora si pensi all'uso dei simboli (parte integrante del Reiki di secondo e terzo livello): gli stessi sono sempre stati tenuti segreti con divieto di conservarne la raffigurazione. Ogni praticante o insegnante ha conseguentemente trasmesso l'insegnamento degli stessi così come fissati nella propria memoria nei brevi momenti della sua vita in cui gli sono stati mostrati dal proprio maestro (che, a sua volta, ha potuto mostrarglieli così come conservati dalla memoria a seguito di una breve ed estemporanea visione).

La conseguenza di questo modo di procedere (che non si intende giudicare) è stata l'esistenza di diverse versioni degli stessi simboli: tutte le raffigurazioni si assomigliano, ma presentano delle differenze che li fanno sembrare disegni leggermente diversi l'uno dall'altro. Ogni operatore oggi può reperire (su internet come su testi approfonditi quali quelli citati alla relativa pagina) le raffigurazioni e le versioni ad oggi conosciute. ed ha la possibilità di scegliere - una vota sviluppata una certa sensibilità - quale "versione" di ogni simbolo ritenga più efficace.

A partire dagli anni '80, con l'avvento delle correnti new age e della canalizzazione, si è assistito anche alla "scoperta" di nuovi simboli, che a loro volta hanno dato vita a nuovi tipi di Reiki. Secondo quanto affermato dalle persone che si ritengono in grado di canalizzare messaggi dai Maestri di Luce, l'umanità in evoluzione sta ricevendo e riceverà, nel corso degli anni, gli strumenti (via via più potenti ed evoluti) che sarà in grado di gestire e padroneggiare in base all'evoluzione raggiunta. Così il Reiki ricevuto da Usui sarebbe stato uno strumento concesso in una determinata "fase" storica, valido ed efficace ma non certo l'unico né il più efficace nella storia dell'umanità.

A seguito di queste nuove discipline, possiamo contare ad oggi più di cinquanta tipologie di Reiki. Molte di queste, ideate da ricercatori poco conosciuti, vengono diffuse sul web attraverso attivazioni date a distanza al prezzo di poche decine di dollari o euro.

Come valutare questi cambiamenti in corso?

Possiamo dire che - oggi come vent'anni fa - il semplice ricevimento delle iniziazioni Reiki, tradizionale o non, non consente all'operatore di operare guarigioni miracolose. Un operatore Karuna Reiki o Violet Flame Reiki non è in grado di ridare la vista ai ciechi o di bruciare un tumore maligno, se non in casi eccezionali e sporadici in cui vi sia un intervento del mondo spirituale dettato da una ragione ben precisa.

D'altra parte, persone sensibili e sensitive riescono a riscontrare un'effettiva differenza (di intensità e/o di frequenza) tra il ricevere un trattamento di Reiki Usui e il ricevere un trattamento svolto con alcune di queste nuove tecniche. Le energie inviate sembrano essere, in effetti, differenti.

L'argomento è complesso ed una sua trattazione investirebbe diversi profili, non da ultimo quello psicologico. Basti dire che Reiki, come originariamente inteso e delineato dal suo stesso nome, manifesta l'Energia Universale, e da ciò si desume che - nella maniera in cui ciò abbia un senso e sia concepibile - consente di canalizzare lo spettro completo, quella Luce che (come la luce del sole scomposta da un prisma) già in sè ricomprende tutte le possibili frequenze (i cui distillati, quali ad esempio energia "rossa" od energia "viola", sono l'oggetto di queste nuove tecniche energetiche).

Forse, alla luce di tutti questi cambiamenti, ciò che è cambiato negli operatori reiki è il modo stesso di concepire il Reiki Usui: quantomeno a livello inconscio, l'operatore "apprende" che esistono oggi energie diverse da quelle dallo stesso utilizzate. Di conseguenza, è possibilissimo che l'operatore ponga delle autolimitazioni all'energia da esso canalizzata. Questo può essere il motivo per cui, oggi, sembra essere stato rilevato che mentre discipline come Karuna Reiki, Violet Flame Reiki o Amethyst Reiki utilizzano forti energie percepite di colore viola, il Reiki Usui sembra utilizzare soltanto un'energia di colore verde (che, forse non a caso, è il colore "mediano" tra il rosso e il viola, anche nella progressione dei sette chakra principali nell'uomo).

Ad avviso di chi scrive, per quanto possa in alcuni casi risultare opportuno "distillare" un certo tipo di energia per utilizzi particolari, l'operatore del metodo Reiki Usui ha la possibilità di richiamare e canalizzare un'energia a spettro completo, comprensiva di tutte le bande raggiungibili e di tutto ciò di cui possa essere bisogno nel suo utilizzo.

Il suo nome, Rei - Ki, è chiaro. Non può essere diversamente Se l'uomo non decide (inconsciamente, in base a schemi e paure) che diversamente debba andare.

Il tempo porterà all'umanità le risposte che cerca; purché - cosa importantissima - un'autentica ricerca si accompagni alla consapevolezza che non può esservi vero benessere e vera guarigione fisica se l'intera persona non scelga di rendersi trasparente e farsi attraversare dalla Luce per purificarsi, riconoscendo i propri blocchi e le proprie imperfezioni.

Farfalle d'acqua


Fonte: http://salottinodellarte.wordpress.com/2014/04/27/farfalle-dacqua-di-marcella-starace-2014/

Farfalle d’acqua (di Marcella Starace -2014-)
Posted on 27 aprile 2014 di mario
Nell’aria disfatta della sera /
una sottile pioggia cade su di me, /
gocce lievi come farfalle d’acqua, /
e legata all’ansia errante della vita /
resto immobile sull’assorta strada
chiedendo aiuto al vento
come se fossi nebbia

Il cuore ha un cervello

Fonte: http://supermamme.forumattivo.com/t208-il-cuore-e-intelligente-i-taoisti-avevano-ragione

Il cuore è intelligente.

I Taoisti avevano ragione.

La straordinaria scoperta ha finalmente stralciato ogni dubbio. Il cuore ha un suo cervello. A scoprirlo sono stati i ricercatori della nuova disciplina scientifica che prende il nome di Neurocardiologia. È stato scoperto che il cuore produce tre neurotrasmettitori (norepinefrina e dopamina) ed il cosiddetto ormone dell’equilibrio (ANF). Grazie ad un campo elettromagnetico 40-60 volte superiore a quello del cervello, ad ogni battito, ogni cellula del corpo riceve informazioni precise e complessi messaggi che influenzano le nostre emozioni e la nostra salute mentale e fisica.

I ricercatori scientifici dell’IHM (Istituto di HeartMath, Boulder Creek, in California) esplorano, ormai da tempo, il meccanismo fisiologico con cui il cuore comunica, in varie forme , col cervello influenzando quindi non solo le nostre percezioni, le nostre emozioni e la nostra salute ma anche il nostro modo di vivere la vita. Una forma di comunicazione ottimale è, secondo questi studi, la “Sincronia”. Tale comunicazione si ottiene quando il ritmo del cervello e di altri sistemi biologici si sincronizzano con i modelli di battito ritmico del cuore. La sincronia diviene così un elemento essenziale per riflettere un equilibrio armonioso tra i due rami del sistema nervoso autonomo. Lo stato interno di accresciuta efficienza fisiologica migliora la salute, riduce i livelli di stress e riporta il corpo ad uno stato di equilibrio e di benessere.
Sincronia Neurobica. Come ottenere una giusta Sincronia tra cervello e cuore.

Il primo elemento da mettere in gioco è la nostra percezione del mondo e come interagiamo, comunicando, con esso. Ciascuno di noi ha una sua ideale e personale percezione del mondo. Nella comunicazione interpersonale, quando si comunica, o per meglio dire, ci si parla, il nostro cervello codifica il significato della frase pronunciata dall’emittente sulla base:

del suono, in qualità di tono e volume, delle parole emesse (come viene detto = fonetica),
del significato interpretativo personale delle parole emesse (cosa viene detto = semantica),
della punteggiatura e dei nessi grammaticali utilizzati ( puntualizzazione su ciò che è detto = sintassi), e
della nostra conoscenza sul e del mondo (inserimento dei processi descritti all’interno della realtà empirica e personale = pragmatica).
A questo punto, i nostri processi neurali entrano in gioco e tra i quattro (4) e gli undici (11) secondi dall'evento comunicativo, viene emessa una risposta.

Lo studioso Walter Mischel ha stabilito, grazie ad esperimenti e ricerche effettuate su primati e soggetti volontari umani, che gli stati comportamentali sono determinati dalle situazioni e non, come si credeva, costituzionalmente acquisiti. Egli afferma, che un comportamento è prevedibile nella misura in cui, entrando in empatia con l’emittente, si viene a conoscenza delle sue motivazioni e delle sue emozioni in quanto, il nostro cervello, elabora le risposte comportamentali in base a due soli elementi risultanti dalla somma percettiva della fonetica, della semantica, della sintassi e della pragmatica, i: "Se .................... Allora".

(Esempio: "Se" ci si trova in una situazione A "Allora" si farà X, ma, "Se" si è in una nuova situazione B, "Allora" si farà Y. Quindi, tutto, come possiamo vedere, è stabilito non tanto da tratti costituenti la personalità ma dalla somma di innumerevoli piccoli profili comportamentali acquisiti con l’esperienza del tipo "Se .... Allora faccio").

Questi livelli di percezione legati ai “Se” …. “Allora”, sono alla base di ogni risposta sia comunicativa che comportamentale. Riconoscere un determinato “Se” all’interno di una situazione specifica, “Allora” può farci ricalcare modelli comportamentali di protezione appresi in passato. Il ripetere i copioni acquisiti per difendere il proprio schema mentale è prassi ormai comune ai più. Ecco perché gli elementi cosiddetti disturbanti quali: i cambiamenti improvvisi, le sorprese poco gradite, vengono percepiti come un pericolo. Da qui la nascita di idee bloccanti: le preoccupazioni.

Lo schema delle idee bloccanti ormai universalmente accettato è il seguente:

25% idee bloccanti riguardanti il passato
20% idee bloccanti riguardanti il futuro
30% idee bloccanti su fatti che potrebbero accadere sui quali siamo del tutto impotenti
20% idee bloccanti sulla natura dei nostri bisogni di affermazione e riconoscimento
10% idee bloccanti sull’obbligatorietà che gli altri compiano azioni che a noi piacciano
05% idee bloccanti dal sapore motivazionale in quanto stimoli alla reazione positiva

Come abbiamo visto, il nostro comportamento è lontano dall'essere costituzionalmente acquisito. Cambiare i profili comportamentali riconoscendo l'autoinganno prodotto dalla nostra vecchia idea è possibile. Da quanto si evince sopra, il nostro cervello agisce, autoingannandosi, in base a schemi e modelli comportamentali creduti veri ma, in realtà, falsi e bloccanti. Questo produce un disequilibrio ed il cuore emette ormoni atti alla compensazione emozionale. Ma come fare per realizzare la “Sincronia”? Giochiamo al cambiamento e aumenteremo la relazione con noi stessi. Ricordandosi che la danza delle strategie acquisite è la tomba per colui che desidera crescere liberando in sé stesso i propri talenti e le proprie reali capacità sia personalmente che professionalmente.

Autori:
Sergio Audasso

venerdì 25 aprile 2014

Diventare ecologici in casa: Gli oleoliti

Diventare ecologici in casa: Gli oleoliti: Foto freepik.com Che siano fiori, erbe aromatiche, foglie...non ha importanza, basta essiccare o utilizzare la materia prima fresca ed i...

giovedì 17 aprile 2014

La scrittura è una cosa seria: Solitudine

La scrittura è una cosa seria: Solitudine: Qualche frase sulla solitudine e su ciò che comporta lo stare da soli, volutamente o non. Una anche mia. Non sempre la solitudine vuol dire...

mercoledì 12 marzo 2014

I nodi di Hartmann

FONTE: http://dionidream.wordpress.com/2013/01/12/quello-che-non-vi-dicono-sui-nodi-di-hartmann/

La rete di Hartmann viene de finita come una griglia di passo 2 m per 2.5 m ricoprente l’intero pianeta Terra e uscente radialmente da esso. Le geopatie sono invece tutte le patologie che possono manifestarsi a causa dello stazionamento sulle zone di incrocio di questa rete, dove si hanno i nodi di Hartmann, o nodi radianti. Questa visione ha iniziato a diffondersi grazie ad Hartmann, il ricercatore da cui la rete prende il nome, successivamente alla pubblicazione di Krankheit als Standortproblem nel 1951 e ha poi riscosso moltissimo successo fra i ricercatori indipendenti e i circuiti culturali alternativi e ai giorni nostri negli ambienti New-Age, dove il benessere e la salute sono considerati aspetti collaterali ma fondamentali di un corretto sviluppo spirituale.


La medicina ufficiale spesso bolla le teorie di Hartmann come “credenza popolare”  a causa del fatto che si sono diffuse proprio in quegli ambienti fatti di persone che non digeriscono l’allopatia e gli interessi farmaceutici e che, diciamolo, pur mosse da ottime intenzioni, spesso fanno fatica a dare spiegazioni concrete. Lo stesso Hartmann parlava di generici “Raggi della Terra”, senza dare chiarimenti ulteriori, ma limitandosi ad affermare che stazionare su questi punti può portare a disturbi anche gravi, ad esempio a certe forme di tumore.

Nella realtà dei fatti, dall’epoca in cui sono state gettate le basi della geobiologia (la branca del sapere che studia questi nodi), sono stati fatti passi da gigante, esistono evidenze scientifiche che dimostrano che lo stazionamento su alcuni punti piuttosto che su altri modifica il terreno biologico, e quella “forma di energia negativa” che era stata solo intuita da Hartmann (e che a quanto pare poteva percepire soggettivamente) può essere isolata e misurata con adeguate strumentazioni scientifiche.

Questo fatto probabilmente può causare un po’ di ansia a chi eventualmente dovesse avere interessi nel campo della salute. Non sto parlando solo di case farmaceutiche, ma anche di chi ha iniziato a commercializzare una serie di dispositivi che dovrebbero riparare da questi temibili nodi. Già, perché i nodi esistono, ma fino ad ora le soluzioni sono state sempre troppo costose e fondamentalmente inutili. Vuoi per truffa, vuoi per ignoranza.

I “Raggi della Terra” che fuoriescono dai nodi di Hartmann sono infatti radiazioni gamma-ionizzanti, come ha ampiamente dimostrato  l’Arch. Limardo, uno dei massimi esponenti italiani nell’ambito della sicurezza ambientale, che ha notato infatti, grazie a una particolare sonda collegata a un contatore Geiger, che su questi incroci le radiazioni possono aumentare anche del 60-70%. E’ come se i nodi fossero delle “corsie preferenziali” per questo genere di radiazione. Faccio notare che i raggi gamma sono più potenti dei raggi X e che quelli naturali, di cui stiamo parlando, hanno una potenza tale da “superare” con facilità oltre 40 cm di piombo. Il problema è quindi un problema di radiottività, che è in grado di modificare lo spin elettromagnetico cellulare della zona colpita. Hartmann aveva ragione, “da li esce qualcosa”! State però attenti alle truffe e al genere di dispositivo venduto: gli unici effettivamente funzionanti sono registrati presso il Ministero della Salute come Dispositivi Medici. Ora che conoscete la reale natura del problema, state quindi alla larga dai vari rimedi esoterici contro i Nodi di Hartmann e, se possibile, segnalatemi eventuali venditori di spazzatura (in alcuni casi rischiano anche pene severe). Per concludere, vorrei far notare che le radiazioni gamma ionizzanti sono segnalate dallo IARC in classe I, cioè come “sicuramente cancerogene”. Inoltre i metalli pesanti non vengono drenati correttamente da un corpo irradiato e la radiazione tellurica è statisticamente presente circa ogni due metri e mezzo.

L’articolo è stato scritto in esclusiva per questo sito da OrdinataMente, curatore dell’omonimo blog. Eventuali interessati all’argomento possono contattare l’Autore cliccando qui. Sarà sua cura dare più informazioni possibili a persone che credono di essere irradiate (e che quindi possono soffrire di vari disturbi, di qualche malessere cronico, di insonnia o che “si svegliano più stanchi di quando sono andati a letto”) e vorrebbero accertarsene attraverso esami medici specifici o anche solo attraverso dei test indiretti.

martedì 4 marzo 2014

Mr. Crowley

Fonte: http://canzonimetal.altervista.org/mr-crowley-traduzione-ozzy-osbourne/
Home » Ozzy Osbourne » Blizzard of Ozz » Mr. Crowley
Mr. Crowley – Ozzy Osbourne

Mr. Crowley (Signor Crowley) è la traccia numero sei del primo disco solista di Ozzy Osbourne, Blizzard of Ozz pubblicato il 20 settembre del 1980. Mr. Crowley, dedicato all’occultista Aleister Crowley, è stata pubblicata anche come singolo.

Formazione (1980)

Ozzy Osbourne – voce
Randy Rhoads – chitarra
Bob Daisley – basso
Lee Kerslake – batteria
Don Airey – tastiere
Traduzione Mr. Crowley – Ozzy Osbourne
Testo tradotto di Mr. Crowley (Daisley, Osbourne, Rhoads) di Ozzy Osbourne [Epic]

Mr. Crowley

Mr. Crowley, what went on in your head?
Oh, Mr. Crowley, did you talk to the dead?
Your life style to me seemed so tragic
With the thrill of it all
You fooled all the people with magic
Yeah, you waited on Satan’s door

Mr. Charming, did you think you were pure?
Mr. Alarming, in nocturnal rapport
Uncovering things that were sacred
Manifest on this Earth
Conceived in the eye of a secret
And they scattered the afterbirth

Mr. Crowley, won’t you ride
my white horse?
Mr. Crowley, it’s symbolic, of course
Approaching a time that is classic
I hear that maiden’s call
Approaching a time that is drastic
Standing with their backs to the wall

Was it polemically sent
l want to know what you meant
I want to know,
I want to know what you meant, yeah

lunedì 3 marzo 2014

Mitra e il mitraismo


FONTE: http://www.romasotterranea.it/mithraismo.html



Nella Roma su cui si era riversata l'alluvione delle religioni d'Oriente Mitra fu per un tratto un pericoloso rivale di Gesù. Nerone si fece iniziare ai misteri di questo Mandriano di stelle il cui culto si celebrava in buie cavità. Oggi i turisti che scendono nei mitrei di Roma quasi sempre credono di visitare le cripte di un dio morto da secoli. Invece Mitra è vivo.

I sacerdoti zoroastriani di Yazd e di Kerman continuano ad adorarlo e amministrano la giustizia in suo nome, impugnando la mazza con la testa di toro. Le loro conoscenze sacre ci introducono in una religione astrale di cui pu gustare per intero il sapore solo chi abbia una conoscenza intima e commossa della volta celeste. (Luisa Musso - da F.M.R. n61 - maggio 1988).

Il culto del dio Mithra, divinità di origine persiana le cui prime tracce risalgono al 1300 a.C. ma probabilmente molto anteriore, è uno dei culti orientali che tramite il mondo ellenico si diffusero a Roma in alternativa alla religione ufficiale. Esso cominciò a prendere piede a partire dalla fine del I secolo d.C. e raggiunse il periodo di massima diffusione al tempo degli imperatori Severi. Il Mitraismo occidentale si è formato da una lunga e complessa evoluzione dell'antico culto iranico e come molti altri culti di origine orientale, anch'esso aveva le caratteristiche della religione iniziatica e segreta. Questo uno dei motivi per cui i santuari, i 'mitrei', furono sempre ricavati in ambienti sotterranei.
Il dio Mitra e il suo mistero sembra siano stati introdotti nel mondo greco-romano dai pirati di Cilicia deportati da Pompeo nel 67 a.C. in Grecia, ove per questa religione ha lasciato scarse testimonianze. Assai più vistose e numerose le tracce superstiti nella penisola italica, dove si affermò alla fine del I sec. d.C., diffondendosi poi con estrema rapidità nelle province nordiche (Mesia, Dacia, Pannonia, Germania, Britannia) attraverso le guarnigioni militari che, insieme agli schiavi, furono i più attivi propagandisti di Mitra. La totale mancanza di fonti scritte fa assumere una straordinaria importanza alla documentazione archeologica relativa a Mitra, il cui mito si ricostruisce in base alle numerose raffigurazioni rinvenute nei mitrei.

La sua storia si articola in diversi episodi: il dio nasce da una roccia con una fiaccola e un coltello fra le mani, con un colpo di freccia fa scaturire l'acqua da una roccia. Successivamente Mithra inizia ai propri misteri il Sole, da cui distinto ma al tempo stesso strettamente associato, segue un patto fra le due divinità, che siedono insieme a banchetto per poi salire sul carro solare verso il cielo. Nell'iconografia Mithra è frequentemente associato a Varuna insieme al quale personifica i due aspetti del cielo, diurno e notturno, nonché l'ordine cosmico e umano: Varuna punisce i malvagi e i trasgressori, mentre Mithra protettore della giustizia e dei patti, del bestiame (cui garantisce buoni pascoli) e degli uomini giusti. Oltre agli aspetti celesti e solari la sua originaria personalità connessa con la giustizia assunse anche una connotazione cosmogonica e soteriologica, mirante cioè alla salvezza dell'uomo.

Ma l'avvenimento centrale del rito Mithraico senza dubbio il sacrificio del toro, la cui morte promuove la vita e la fecondità dell'universo. L'iconografia di tale evento era posta sempre ad una estremità dell'antro, solitamente di forma allungata e con due lunghi banconi ai lati, in cui venivano celebrati i sacrifici rituali ed i banchetti cultuali. Oltre al dio ed al toro, nella tauroctonia erano sempre presenti delle figure simboliche ben precise: un cane ed un serpente che bevevano il sangue del toro, uno scorpione che lo pungeva ai testicoli, delle spighe di grano che germogliavano dalla coda dell'animale morente e un corvo.

Il loro significato incerto: lo scorpione ed il serpente sono visti di solito come forze del male che tentano di impedire al sangue ed al seme del toro di raggiungere e fecondare la terra, il cane al contrario ne trae forza mentre le spighe simboleggiano la forza vitale che si libera dal toro morente a favore delle piante verdi. Il corvo, messaggero divino, stabiliva il contatto tra Mitra ed il Sole. Una interpretazione molto diffusa e suggestiva lega i vari animali prima citati alla rappresentazione astronomica e astrologica del cielo e delle costellazioni, mentre l'uccisione del toro e la presenza del sole fanno pensare ad un rito segreto che alluda al meccanismo di precessione degli equinozi. Il carattere cosmico di Mitra sottolineato poi dalla costante presenza al suo fianco dei due dadofori, o portatori di fiaccole, Cautes e Cautopates, tipologicamete affini al dio e insieme al quale costituiscono una sorta di trinità: rappresentano infatti, nel corso della giornata, rispettivamente il sole dell'aurora, del mezzogiorno e del tramonto, mentre nel ciclo annuale alludono alla primavera, all'estate e all'autunno.

Come in tutti i misteri, anche a quello Mitraico si era ammessi attraverso una iniziazione segreta e preceduta dal giuramento di non rivelare il rito. L'ingresso era riservato ai soli uomini e l'iniziato poteva gradualmente accedere ai sette gradi della gerarchia (corvo, ninfo, soldato, leone, persiano, corriere del sole, padre) attraverso prove e cerimonie delle quali sappiamo, ovviamente, molto poco. Il loro carattere doveva essere però essenzialmente simbolico ed incruento come del resto lo stesso sacrificio del toro, punto centrale della liturgia Mithraica, impossibile da eseguire nella maggior parte dei mitrei a causa delle piccole dimensioni dei locali.

Secondo alcuni studiosi proprio la disciplina gerarchica dell'iniziazione, così come il carattere vittorioso del dio e il contenuto morale del Mitraismo, che muove dall'antica idea persiana dell'eterno combattimento contro il male, spiegherebbe il successo incontrato dai misteri di Mithra presso l'esercito e poi anche presso gli imperatori, al punto da far scrivere ad Ernest Renan che "se il cristianesimo fosse stato fermato nella sua espansione da qualche malattia mortale, il mondo sarebbe stato Mitraico".
L'apogeo del Mithraismo si ebbe nel II-III secolo d.C., periodo particolarmente travagliato durante il quale l'impero vacillava minato da una crisi non solo economica e militare, ma che investiva anche tutto il mondo pagano che approderà più tardi alla totale cristianizzazione. In questo periodo il Mitraismo si identificò con la religione orientale del Sole, diversa dal Mithraismo ma con essa confusa dalle masse popolari, che fu assunta a religione ufficiale dello stato durante il regno di Aureliano (270 - 275 d.C.); in seguito Diocleziano cercò di sostenere il culto di Mitra quale religione del Sol invictus nelle legioni imperiali. In quell'epoca la religione Mithraica si diffuse anche nelle classi pi ùelevate fino ad arrivare allo stesso imperatore.
Senza diventare mai religione ufficiale dello stato, il Mitraismo godette però di una vasta fortuna, oltre che nell'esercito, soprattutto tra le classi più modeste della società: schiavi, liberti, operai, artigiani e piccoli commercianti. Contemporaneamente, da questi stessi strati popolari e da esigenze spirituali analoghe, muoveva anche l'altra grande religione monoteista dell'epoca: la religione cristiana, che avversò sempre il Mitraismo come il concorrente più pericoloso.

Oltre alle comuni origini orientali, molti erano gli elementi sorprendentemente somiglianti fra i due culti: l'episodio di Mithra che fa scaturire l'acqua dalla roccia richiamava il miracolo della rupe di Mos e il miracolo della fonte operato da S. Pietro, non può poi sfuggire il parallelismo tra le lustrazioni ed il battesimo, la comune credenza nella resurrezione dei morti e nel giudizio finale presieduto da Mithra o da Cristo, la singolare coincidenza della celebrazione del natale del dio fissato il 25 dicembre, giorno del solstizio d'inverno, da entrambe le religioni. Nella lotta scatenatasi tra le due comunità una prima vittoria fu conseguita dai cristiani con l'editto di Costantino del 313 d.C., mentre la restaurazione pagana di Giuliano l'Apostata (361 - 363) permise una ripresa del culto di Mithra, segnando soprattutto una battuta d'arresto alla distruzione dei mitrei precedentemente iniziata. Con la vittoria di Teodosio su Eugenio (394 d.C.) la religione cristiana prevalse definitivamente su quella Mitraica che poté resistere ancora per poco nelle zone periferiche, mentre a Roma, sopra i mitrei saccheggiati e distrutti, vennero erette chiese e basiliche.

Bibliografia:

F.M.R. n. 61 - maggio 1988
'Roma Mitraica' di C. Pavia - Lorenzini editore 1986
'Roma sotterranea' a cura di R. Luciani - Palombi editore 1984

martedì 11 febbraio 2014

Ricordando Cuore e le "Brigate molli"

Fonte Repubblica

La lezione di 'Cuore'
L' INTERVENTO severo e intelligente di Curzio Maltese (Repubblica di ieri) sul cortocircuito linguistico di piazza Navona (cortocircuito tra linguaggio della satira e linguaggio della politica) mi ha fatto tornare in mente l' esperienza felice e tormentata di Cuore, il giornale satirico che fondai e diressi nella prima metà dei Novanta. SEGUE A PAGINA 6 Senza la pretesa di impartire lezioni ad alcuno, credo possa essere utile farne cenno. In nuce, il panorama sociale e soprattutto politico preannunciava molto di quanto poi accadde. La sinistra dei partiti già deperiva e imboccava la sua interminabile e interminata mutazione, e si cominciava a parlare diffusamente della sua "crisi di rappresentanza". La satira in genere, e Cuore soprattutto, ottennero in breve un largo credito di pubblico. Che - specie con il senno di poi - voglio definire "successo", e non già "consenso", proprio perché di un giornale, e non di un movimento politico, stiamo parlando. Eppure anche allora, esattamente come oggi, ci trovammo a fare i conti con l' ambigua, seducente tentazione di sorvolare sugli ambiti, e caricarci in spalla, un po' per celia un po' per non morire, una fetta (indebita) di rappresentanza politica. Lo svuotamento della politica (già forte in quegli anni, fortissimo adesso) già apriva di suo ampi varchi: e dove si creano vuoti, si è indotti quasi "fisicamente" a occuparli. Il vuoto attrae e trascina. Del ruolo di supplenza della satira, in termini di opposizione "vera", di vivificante critica al potere e al way of life corrente, già si discuteva allora, con ovvio ma pericoloso compiacimento da parte di noi satirici. Per il resto, a ingigantire la tentazione, provvedeva quel gradevole e subdolo ingrediente che è l' applauso del pubblico. Alle feste estive di Cuore arrivavano da tutta Italia decine di migliaia di persone, soprattutto ragazzi. Il clima era febbrile, allegro, tipico delle comunità che si riconoscono e si galvanizzano. Vennero leader politici, intellettuali, artisti, preti, segretari di partito e capi di movimenti, venne quasi al completo il piccolo esercito della sinistra di lotta e di governo. Il piccolo giornale si ritrovò a essere il catalizzatore di parecchi dei più vivaci umori dell' epoca, e il suo direttore, poco più che trentenne, si ritrovò a essere un leader, tanto da meritare dal vecchio e combattivo dirigente comunista Maurizio Ferrara (papà di Giuliano) il titolo di "capo del partito trasversale delle teste di cazzo". Del quale mi fregio ancora oggi, nei momenti di incertezza, con qualche nostalgia. Fortunatamente, non ero abbastanza "testa di cazzo" da non farmi la sola domanda seria che dovevo farmi: va bene, sono un leader. Ma di che cosa? La domanda, fortunatamente, non me la posi in solitudine. La mia redazione, con il complemento formidabile di vecchi briganti della satira italiana, artisti a tutto tondo e non già militanti politici, superò ogni tentennamento tenendo conto di un semplice, inoppugnabile ostacolo: se volevamo difendere il nostro linguaggio, e continuare a parlarlo, dovevamo continuare a fare un giornale e solo quello. Ogni altro possibile sbocco, ogni cedimento alla raffica di sollecitazioni (ma perché non fate un partito? perché non vi presentate alle elezioni?) ci sembrò esiziale, per il ragionevole motivo che il linguaggio della politica era troppo differente, per fini e per mezzi, dal nostro. Non voglio dire migliore o peggiore: diverso, profondamente diverso. Tanto è vero che le pochissime mobilitazioni "politiche" di Cuore discendevano direttamente dalla loro matrice satirica. Fondammo le "Brigate Molli" e istituimmo la pratica dell' "aggiunta proletaria", parodia situazionista dell' esproprio proletario: i nostri lettori, a centinaia, restituivano negli scaffali dei supermercati le merci in eccesso, gli acquisti inutili e fotografavano l' azione. Altri adorabili pazzoidi organizzati andarono alle edicole delle loro città offrendosi come omaggio agli acquirenti di Cuore, paradossale gag sugli inserti speciali e sulla dittatura del marketing, l' inserto umano che cercava di convincere l' esilarato compratore a portarlo a casa insieme al settimanale~ Di più e di diverso, niente. Forse perché la nostra presunzione artistica generò, quasi senza volerlo, gli anticorpi dell' umiltà politica. Forse perché all' epoca eravamo ancora convinti, o speranzosi, o illusi, che la politica, oggetto infinitamente più grande di un giornale, potesse e soprattutto dovesse ripartire da sé sola, sbrogliarsela, senza bisogno di mosche cocchiere così orgogliosamente disorganiche, e per fortuna costrette all' autonomia dal loro stesso linguaggio "specializzato", così acuminato e insieme così delicato. Così importante e così marginale. Ora, e venendo all' oggi: né la logica né il diritto impediscono a un artista di darsi alla politica. Esattamente come un ingegnere, un idraulico, un operaio, un impiegato e perfino un onorevole, anche un comico o un satirico hanno il sacrosanto diritto, in quanto cittadini, di occuparsi della cosa pubblica: meritano soltanto il ringraziamento di chi non ha avuto altrettanto spirito di servizio, e gusto del rischio. Ma non possono farlo sperando di portarsi dietro l' armamentario acquisito fino a lì, in tutt' altro ambito. Non possono pretendere che la politica, che ha una sua grammatica e una sua sintassi, accetti una colonizzazione culturale così impetuosa e immediata, saltando tre o quattro passaggi logici in un battere di mani. Non possono confondere il loro successo (meritato) con il consenso politico, che è una stratificazione faticosa almeno quanto il successo artistico: ci sono leader politici, la dico come al bar, che si sono fatti un mazzo così per diventarlo. Piaccia o non piaccia, quella strada è lunga, piena di spine, di lusinghe e di tradimenti. Avessimo fatto "il partito di Cuore" ci saremmo meritati parecchi titoli di giornale e una cospicua manciata di voti: tal quale quella degli infiniti partitini succedutisi nell' infinito (e perdente) albo della sinistra italiana, che ha prodotto più partiti e movimenti che risultati plausibili. Si capisce che oggi la confusione degli ambiti, il cock-tail di competenze e perfino di identità, diciamo il precariato oppure diciamo la virtualità delle mansioni e delle funzioni (Carfagna ministro non è uno scandalo sessuale, è un obbrobrio politico), insomma la distruzione degli ambiti e dei loro linguaggi specifici, è uno degli ingredienti più vistosi, e più deteriori, della società dello spettacolo. Questo rende la tentazione della politica ancora più irresistibile, perché a differenza delle mele e delle pere che le nostre maestre elementari ci spiegavano di non poter sommare, gli applausi si sommano facilmente anche quando sono mele e pere. Voterei volentieri per Guzzanti e per Grillo, o per chiunque altro avesse il coraggio e la faccia di mettersi in palio con tanta energia, se solo avvertissi che gli ambiti non sono confusi (la confusione è il conformismo della nostra epoca), che il linguaggio è congruo, sta insieme, rende l' idea. Perché uno dei possibili antidoti al casino nel quale viviamo immersi è appunto questo: provare disperatamente a ristabilire ambiti e competenze. Chi è bravissimo nel suo rischia di diventare incongruo e dannoso quando pensa di inventarsi una specie di generalismo mediatico nel quale la battuta rimpiazza goffamente il progetto politico, e il progetto politico insegue affannosamente la battuta. La satira e la comicità sono cose troppo serie per dilapidarle in politica.

venerdì 7 febbraio 2014

Ajna Chacra

Fonte: www.alkaemia.it

VI° CHAKRA AJNA, "OVE SI REALIZZA IL COMANDO"

È localizzato tra le sopracciglia, in mezzo alla fronte, nella posizione del terzo occhio.
Ajna, il chakra «dove si realizza il comando», appare come un loto di colore lunare, bianco splendente, con due petali con inscritte pure in bianco le lettere ha e ksha. Per taluni maestri il chakra si visualizza anche di colore viola.
Seguendo sempre la struttura proposta dal Samkhya, che vede associati i cinque elementi fondamentali dell’universo, terra, acqua, fuoco, aria ed etere/spazio, con i primi cinque chakra, in questo si ritrova la dimensione mentale sottile, il senso dell’ego e l’intelletto.
Come yantra troviamo il triangolo che chiaramente simboleggia la Shakti nella sua forma di yoni, «matrice» cosmica con inserito il lingam Itara, cioè Shiva nella sua forma fallica, fulgido come una serie di lampi, bianco cristallino e con tre occhi.
Vi è inscritto «aum», la mistica sillaba origine di tutti i mantra, coronata dalla nasalizzazione che appare come la fiamma di una lampada, che simboleggia l’anima intesa come puro intelletto, la buddhi del Samkhya, e illumina con il suo splendore citrini, la parte più interna della sushumna che qui sfocia.
La Shakti qui si proietta come Hakini, su un loto non più rosso ma bianco, evidente simbolo di pacificazione e purificazione bianca, con sei volti e tre occhi in ognuno di essi e sei braccia che recano in mano un rosario, un teschio, un tamburello e un libro e sono atteggiate nel gesto che dissipa la paura e in quello che elargisce doni.
E' associata al midollo, sesto tessuto costitutivo del corpo umano secondo l’Ayurveda. Il settimo, lo sperma, viene collegato, ma non da tutti i maestri però, al chakra seguente.
L’attivazione di questo chakra coincide con l’apparizione di una luce abbacinante, una corrente luminosa che unisce muladhara a sahasrara, l’ultimo chakra che sovrasta ajna, e in questo bagliore si manifesta Paramasiva, il Supremo Signore nella sua piena potenza, sotto forma di hamsa nella candida e circolare regione della luna.
Ajna, uno che diviene due

È l’ultimo chakra collocato all’interno del corpo fisico.
E' situato tra le sopracciglia, esattamente in mezzo alla fronte; il suo simbolo comprende un fiore a due petali: sul fiore di destra è rappresentato il sole, su quello di sinistra la luna oppure, più comunemente, due lettere sanscrite.
Nel fiore è inscritto un triangolo a punta in giù, che si congiunge con un lingam.
L’elemento è l’etere.
Il 2 è il numero della prima polarizzazione. Qui i due termini iniziali, virtuali, sono rappresentati coesistenti, sole e luna, e nell’atto di riunirsi: il lingam che letteralmente penetra il vertice del triangolo, la yoni, come per generare.
Ciò che è generato dal 2 è in primo luogo il 3, principio a sua volta ancora immanifesto, ma base e creatore di tutte le cose.
Conferma a questo proposito il Tao-te-ching: «Uno ha prodotto 2, 2 ha prodotto 3, 3 ha prodotto tutti i numeri», pertanto il 2 è il simbolo di tutte le dualità per cui esistiamo, così cielo e terra sono la polarizzazione dell’unità primordiale, il processo della manifestazione cosmica che implica la separazione in due metà dell’uovo del mondo.
«Io sono una che diviene due» ribadisce un’antica iscrizione egiziana, e nessuna cosa in effetti è concepibile senza che immediatamente si concepisca anche il suo contrario: due è maschile e femminile, luce e buio, manifesto e non manifesto, mortale e immortale, io e sé, bianco e nero, buono e cattivo. Yin e yang sono il perfetto simbolismo, anche grafico, di questa dualità implicita nell’esistenza.
E' impossibile eliminare la dualità del pensiero perché, proprio a causa di questa dualità, esso esiste.
Il 2 esprime, perciò, l’archetipo di tutte le complementarità esistenti. E' il simbolo, quindi, di tutte le dualità, ovvero di tutto ciò che è presente o può essere presente nel cosmo-microcosmo.
In questo senso qui risiede, dunque, il potere che sovrintende e dirige la possibilità di ogni manifestazione o non manifestazione del corpo e della mente, della materia e dello spirito. E' il centro che dà il via, l’assoluta potenzialità, come dice il suo nome stesso, ajna, «centro del comando». Inoltre ajna, contenendo il germe di tutte le dualità, è anche implicitamente la possibilità di conoscerle a priori, avendole in sé come acquisizione diretta, prima ancora che si manifestino; cioè, per esteso, la possibilità di preveggenza, come d’altronde sembra confermare un altro nome che gli viene attribuito: «terzo occhio».
Il triangolo a punta in giù qui è senz’altro simbolo del femminile o volontà diretta verso la manifestazione, penetrato dal lingam maschile, o volontà diretta verso il non manifesto. Le due immagini costituiscono, a loro volta, uno dei simboli più presenti nell’immaginario umano della dualità che, fecondandosi, origina il tre e quindi «i mille esseri». L’india è veramente piena di tali immagini, yoni e lingam uniti, come a rammentare continuamente che tutto ciò che appare non è che un'infinita ripetizione e concretizzazione di questa prima virtuale polarità.
Questo chakra, letto attraverso alcuni dei suoi simboli, rappresenterebbe quindi la possibilità di sovrintendere a ciò che sta sotto come a ciò che sta sopra ovvero di autodeterminarsi; la possibilità di terminare il processo di individuazione, svincolandosi dal mondo esterno, cioè dall’apparenza delle separazioni, come conseguenza dell’acquisita capacità di superamento delle dualità (il due converge in uno) e dei cicli di morte—rinascita. La coscienza di questo chakra apre e fa cadere il «velo di maya», l’illusione delle apparenze del mondo.
Rappresenterebbe anche il potere di vedere-sapere ciò che non è ancora accaduto, ma sta per accadere.
Nel settore individuato da questo chakra si trovano il diencefalo e due ghiandole di importanza fondamentale per il controllo e la regolazione il tutto l’organismo: l’ipofisi e l’epifisi.
L’ipofisi pende circa al centro della parte inferiore dell’enfalo, al di sotto del terzo ventricolo, ed è accolta in una nicchia dell’osso sfenoide chiamata, a causa della sua forma, sella turcica.
E' composta da due parti fondamentali, di derivazione ectodermica: la neuro—ipofisi, derivata dal pavimento del diencefalo (contiene un recesso del terzo ventricolo), e l’adeno-ipolisi, derivata dalla volta dello stomodeo, cioè dalla cavità buccale primitiva.
In alcune specie animali rimane, a testimonianza di questa derivazione e della primitiva sede di eliminazione del secreto ipofisario, un dotto di comunicazione tra l’ipofisi e la cavità buccale (in alcuni pesci; in alcuni rettili e uccelli rimane solo un cordone chiuso).
Queste ancestrali vie di comunicazione tra compartimenti del corpo, che nell’uomo appaiono completamente separati, costringono a riflettere sulle parole degli yogin che affermano di poter riattivare percorsi e comunicazioni all’interno del corpo, normalmente chiusi.
Gli ormoni dell’adeno-ipofisi sono STH-ormone della crescita; TSH-ormone che stimola la tiroide; ACTH-ormone che stimola il corticosurrene; FSH-ormone che stimola la crescita del follicolo ovarico; LH-ormone che stimola il corpo luteo (nei maschi le cellule interstiziali); PRL-ormone che stimola la lattazzione. L’ormone della parte intermedia è l’MSH-ormone melanocito stimolante (regola la pigmentazione della pelle).
La neuro-ipofisi non sintetizza ormoni, ma accumula e libera i neuro-secreti accumulati dall’ipotalamo; i più importanti sono l’ossitocina, che stimola le contrazioni uterine e la fuoriuscita del latte dalla mammella, e la vasopressina, che stimola il riassorbimento dell’acqua nel rene.
Come si vede, l’ipofisi controlla tutto l’organismo, perché controlla le ghiandole endocrine. Ciò che avviene nel sistema diencefalo-ipofisario prefigura, quindi, le modificazioni corporee o psichiche che si manifesteranno nell’individuo. Una disfunzione di questo sistema comporterà, pertanto, uno squilibrio in tutte le funzioni psico-fisiche dell’individuo.
Osservando il ruolo dell’ipofisi nell’organismo possiamo dire, servendoci di un linguaggio figurato ma attinente alla realtà, che questa ghiandola (o meglio, il sistema diencefalo-ipofisario) rappresenta «l’ordine costituito», la «regalità» che governa, la capacità di prefigurare, proiettarsi, integrare, controllare tutte le funzioni del corpo, ovvero, per lo yoga, ciò che esiste nel «microcosmo».
Se nella tradizione orientale dello yoga ajna è «il centro del comando», nella tradizione alchemica occidentale ritroviamo l’ipofìsi simboleggiata da Giove, il re degli Dei, colui che dispone e e controlla l’operato di tutti al di sotto di lui.
D’altra parte la mitologia greca ci ricorda che Giove è a sua volta figlio di Saturno, il primo dio nato, l’Antico dei giorni, la forza costringente, il determinismo, colui che costringe gli spazi liberi e luminosi nella scura materia. Nella tradizione alchemica, questo dio primigenio è posto a simbolo di un’altra ghiandola che si trova nella sfera di influenza dell’ajna chakra e a cui forse meglio ancora si adatta l’attributo di «terzo occhio», l’epifisi, piccola ghiandola a forma di pigna di meno di 1 cm. di lunghezza e 150 gr. di peso, situata a livello della parete posteriore del terzo ventricolo, a cui è collegata tramite un peduncolo, come l’ipofisi.
L’organo pineale sembra, quindi, che rappresentasse un occhio dorsale filogeneticamente molto antico. Risalendo la scala evolutiva, al di sopra degli anfibi la pineale diviene essenzialmente ghiandolare, sebbene rimangano cellule sensitive ancora poco conosciute, e l’ormone principale da essa prodotto è la melatonina che viene secreta ritmicamente seguendo i cicli luce-buio dell’ambiente esterno, anche se la ghiandola non è più in contatto diretto con la fonte esterna di luce (ad esempio, nell’uomo).
E' come se la sua funzione visiva, prima diretta, fosse stata in grado di interiorizzarsi.
La pineale riceve, infatti, un’innervazione afferente dal ganglio cervicale superiore del simpatico, a sua volta collegato all’occhio.
La percezione del buio provoca sintesi di melatonina che, inducendo l’aggregazione dei granuli di melanina nella cute, schiarisce la pelle.
La luce, invece, diminuisce gli impulsi nervosi del simpatico e blocca la sintesi di ormone: bastano pochi minuti di esposizione a una luce brillante perché si determini una caduta dei livelli circolanti di melatonina.
L’integrità di questa via è indispensabile per l’attività della ghiandola. Seguendo i ritmi luce-buio, l’epifisi infatti si sincronizza e sincronizza tutto l’organismo sui ritmi del giorno e della notte, delle stagioni ecc., cioè sui ritmi del macrocosmo che la circonda.
L'epifisi sarebbe perciò un «sincronizzatore» interno-esterno, una guida della struttura temporale dell’organismo: indipendentemente dalla visione, l’organismo sa se è giorno o notte o in quale periodo dell’anno siamo.
L’epifisi, contemporaneamente, detta il ritmo delle «stagioni» interne: diminuisce la melatonina nella pubertà, durante l’ovulazione, in menopausa, nella vecchiaia. Tutto ciò attraverso una trasformazione dell’impulso luminoso che, materializzandosi, diviene impulso ormonale.
Luce, impulso nervoso, epifisi, ormone: la funzione coagulante di Saturno degli alchimisti.....il terzo occhio dell’Oriente.
Allo stato attuale della ricerca, i bioritmi epifisari sembrano controllare il tono dell’umore, l’equilibrio ormonale, l’equilibrio immunitario e sembrano avere azione antistress. In sintesi, le funzioni organiche corrispondenti a questo chakra sono il controllo sull’equilibrio dell’intero psico—soma, il controllo della capacità di autoriconoscimento o mantenimento dell’integrità della propria individualità, l’interiorizzazione di capacità visive prima dirette all’esterno, con maggiore possibilità di autoregolazione e autosincronizzazione.
Come sempre, troviamo una corrispondenza tra il simbolismo del chakra e le funzioni degli organi compresi nella sua ruota.
Se le funzioni sono queste, ancor più si comprende come l’apertura di questo chakra permetta di avere la coscienza e il controllo sull’intero microcosmo umano, di sollevare il velo di maya, le illusioni, liberando l’individuo dallo «spettro del drago uroborico», cioè l’incoscienza totale, che sempre tenta di riassorbirlo in sé.

sabato 1 febbraio 2014

consapevolezze: La Leggenda di San Valentino



consapevolezze: La Leggenda di San Valentino: San Valentino  è considerato da sempre il santo dell’amore, il  14 Febbraio  le coppie si scambiano regali promettendosi  l’amore , sigilla...

lunedì 20 gennaio 2014

Franco Ferrarotti

Il nuovo sito di Franco Ferrarotti

Un nuovo inizio

Ho creduto di realizzare
le mie fragili speranze.
Ho pensato di amarti
come tu hai amato me.
Ho sentito la vita
correre troppo veloce,
tanto da travolgermi
completamente.
Ho visto crollare
tutte le mie certezze
e dalle rovine,
il seme di un nuovo inizio.

domenica 19 gennaio 2014

LA VITA NON FINISCE CON LA MORTE FISICA

Fonte: http://www.wallstreetitalia.com

NEW YORK (WSI) - Vi è un libro dal titolo abbastanza complesso: "Biocentrism: How Life and Consciousness Are the Keys to Understanding the Nature of the Universe" che sta avendo un notevole successo su Internet. Il concetto di fondo prova a spiegare come la vita non finisce quando il nostro corpo muore, ma invece può andare avanti per sempre. Tramite la nostra coscienza.

L'autore di questa pubblicazione, il dottor Robert Lanza, è stato votato come il terzo miglior scienziato in vita dal New York Times, stando a quanto riportato su Spirit Science and Metaphysics.

Lanza, esperto in medicina rigenerativa e direttore del Advanced Cell Technology Company negli Stati Uniti, è anche conosciuto per la sua approfondita ricerca sulle cellule staminali e per l'aver clonato diverse specie di animali in via d'estinzione.

Ma da un po' di tempo ha deciso di dedicarsi anche alla fisica, meccanica quantistica e astrofisica. Questa miscela esplosiva di conoscenze ha dato vita ad una sua nuova teoria, quella del biocentrismo. Essa insegna che la vita e la coscienza sono fondamentali per l'universo e praticamente è la coscienza stessa che crea l'universo materiale in cui viviamo e non il contrario.

Prendendo la struttura dell'universo, le sue leggi, forze e costanti, queste sembrano essere ottimizzate per la vita, il che implica che l'intelligenza esisteva prima alla materia. Lanza sostiene inoltre che spazio e tempo non siano oggetti o cose, ma piuttosto strumenti della nostra comprensione: "portiamo lo spazio e il tempo in giro con noi, come le tartarughe con i propri gusci". Nel senso che quando il guscio si stacca (spazio e tempo), noi esistiamo ancora.

La teoria implica che la morte della coscienza semplicemente non esista. Esiste solo sotto forma di pensiero, perché le persone si identificano con il loro corpo credendo che questo prima o poi morirà e che la coscienza a sua volta scomparirà. Se il corpo genera coscienza, allora questa muore quando il corpo muore, ma se invece il corpo la riceve nello stesso modo in cui un decoder riceve dei segnali satellitari, allora questo vuol dire non finirà con la morte fisica.

In realtà, la coscienza esiste al di fuori dei vincoli di tempo e spazio. È in grado di essere ovunque: nel corpo umano e fuori da esso.

Lanza ritiene inoltre che universi multipli possano esistere simultaneamente. In un universo, il corpo può essere morto mentre in un altro può continuare ad esistere, assorbendo la coscienza che migra in questo universo. Ciò significa che una persona morta, durante il viaggio attraverso un tunnel non finisce all'inferno o in paradiso, ma in un mondo simile, a lui o a lei, una volta abitato, ma questa volta vivo. E così via, all'infinito.

Senza ricorrere a ideologie religiose lo scienziato cerca quindi di spiegare la coscienza quantistica con esperienze precendenti alla morte, proiezione astrale, esperienze fuori del corpo e anche reincarnazione.

Secondo la sua teoria, l'energia della coscienza a un certo punto viene riciclata in un corpo diverso e nel frattempo esiste al di fuori del corpo fisico ad un altro livello di realtà e forse, anche, in un altro universo.

lunedì 13 gennaio 2014

CIÒ CHE VOLEVO


Ho provato tutto,
quello che volevo,
fino a quando
per sembrare diverso,
ho cominciato
a desiderare tutto,
quello che gli altri
non volevano più essere.

SEDUTO


Sono ancora qui,
come allora.
Nel ricordo dei giorni
ormai persi,
mi sono seduto.
Immobile,
attonito
osservo il mio spazio
inviolato.
Tutto scorre,
non si è mai fermato,
soltanto qui
tutto è immutato.
Ti ho visto crescere,
cambiare,
ma non invecchiare.
Adesso che non ti conosco
come potrò ricordare ciò che eri?
Meglio rimanere qui,
dove il ricordo non cambia
e continua a rimanere vivo.
Per sempre insieme.

RICORDARE

Ho soltanto voglia di ricordare
e vivere l'incessante fluire
benefico del tempo.
Immaginarmi di nuovo
nel morbido sogno
della mia giovinezza,
sentirmi come allora
completamente travolto
dalle emozioni.
Quando bastava un nuovo amore,
una canzone,
e un motorino
per correre incontro alla vita.

domenica 12 gennaio 2014

Libertà

Stanco di analizzare
ogni singolo conflitto,
annoiato,
lascio andare
anche l'ultimo ricordo.
Libero la mente.
Trasformo le mie abitudini,
muoio e rinasco,
finalmente libero.